“Quest’anno ha un significato importante essere, tutti insieme, qui a Fior di Cacio e credo che sia stata molto bella la scelta comunque di intitolare questa quindicesima edizione alla ripartenza, perché giustamente, diceva il sindaco Agnese Benedetti, il terremoto non ha colpito in modo grave come altri comuni la comunità di Vallo di Nera, ma c’è un senso di vicinanza, solidarietà e di amicizia e si sente l’importanza di dare un segnale di fiducia e condivisione con i comuni vicini”. Con queste parole il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, ha inaugurato ufficialmente oggi pomeriggio Fior di Cacio, manifestazione che aveva aperto i battenti già al mattino con l’aperture delle attività ed un convegno sulla ripartenza della Valnerina dopo il terremoto. E che proseguirà nella giornata di domani – domenica 11 giugno – con un ricchissimo programma, tutto gratuito, fatto di degustazioni, show cooking, stand, animazioni per bambini e tanto tanto altro, fino alla maxi ricotta di Fior di Cacio.
Ad accogliere la Boschi c’erano la presidente della Regione Catiuscia Marini, il sindaco di Vallo di Nera Agnese Benedetti, il prefetto Raffaele Cannizzaro, il questore Francesco Messina, oltre a diversi sindaci della Valnerina e varie altre personalità.
La Sottosegretario ha rimarcato l’importanza di visitare questo territorio, “perché è perfettamente in grado di accogliere tutti, anche con le iniziative e le manifestazioni come quella di oggi. È una terra ferita duramente, ma che ha mantenuto la sua bellezza, la sua ricchezza”. La presidente della Regione Catiuscia Marini a tal proposito ha ricordato l’impegno delle istituzioni per la ripartenza del territorio ed ha colto l’occasione anche per invitare la Boschi, ad inizio luglio, di nuovo in Umbria per la riapertura della strada di Castelluccio. E dei prodotti tipici di Castelluccio e di tutta la Valnerina hanno voluto far dono i tanti produttori locali che sono i protagonisti di Fior di Cacio, durante il tour che il sottosegretario ha tenuto lungo “Le vie del cacio”. Maria Elena Boschi, che ha ricordato le sue origini umbre (sua madre è di Spoleto), non si è sottratta a saluti e fotografie con gli abitanti della Valnerina e rappresentanti di associazioni, tra cui anche il pastore Riziero, cantastorie simbolo di Vallo di Nera.
Ad aprire la giornata è stato però il convegno “La Valnerina della ripartenza”, che ha visto un importante contributo dell’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini. “Ogni anno durante i convegni qui a Fior di Cacio – ha ricordato – ci siamo detti: perché non far partire l’iter per una certificazione Igp o altro? Il Piano di sviluppo rurale dice che sarebbe da tempo arrivato il momento di prevedere la Dop per il prosciutto di Norcia, invece che l’Igp. La verità è che la Regione ha una funzione di programmazione, approva gli strumenti, negozia i finanziamenti con l’Europa, ma sono i produttori, i consorzi, che fanno la libera scelta. Il Parco tecnologico dell’Umbria ha da tempo pronti i disciplinari per tutto questo. Probabilmente, però, se prima del terremoto tutte queste cose che potevano essere realizzate, non sono state fatte, forse è perché la Valnerina tutto sommato se la cavava molto bene così. Ora però ci sono gli strumenti, ci sono le risorse, c’è anche un risveglio, la volontà delle istituzioni di costruire un futuro ancor più robusto per questo territorio. Senza scendere nel merito di cosa si può fare, c’è bisogno di solo di mettere a sistema quello che già c’è e si sa fare, senza inventarsi niente”.
Ad aprire l’incontro (dopo che i ragazzi della scuola media di Vallo hanno eseguito alcuni brani musicali, diretti dal maestro Luca Panico) è stato il sindaco di Vallo di Nera, Agnese Benedetti. “Il nostro obiettivo qui oggi è capire come trasformare il terremoto in qualcosa di stimolante, noi siamo un’area interna, – ha ricordato – abbiamo problemi storici, annosi, vediamo quindi come possiamo ripartire e valorizzare il nostro territorio”.
“Il titolo di questo convegno – ha invece osservato la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi – è il più azzeccato possibile per fare una prima sintesi del post terremoto, che ha visto questa terra reagire ad un evento con il quale dobbiamo imparare a convivere. Abbiamo spostato qualche data, ma abbiamo mantenuto tutte le iniziative che erano previste e la realizzazione della quindicesima edizione di Fior di Cacio credo sia un tassello importantissimo. La nostra storia e cultura è l’elemento su cui puntare, questo territorio può accogliere: è questo il messaggio che vogliamo dare”.
A coordinare l’incontro è stato il giornalista Paolo Massobrio de Il Golosario, che ha stimolato i presenti sull’importanza delle produzioni agroalimentari per l’economia italiana. Partendo dall’esperienza del consorzio Agri ’90 di Storo (TN), diretto da Virgilio Giovanelli, che negli anni ’90 ha avuto il coraggio di recuperare un prodotto autoctono, il mais di Storo, di cui all’epoca si producevano 300 quintali ed oggi 12mila.
Mentre l’esperienza positiva della Strada dei formaggi delle Dolomiti, che riunisce tre valli (val di Fiemme, val di Fassa e valle del Primiero), è stata illustrata da Francesca Doff, che ha anche annunciato l’avvio di una sorta di gemellaggio tra Fior di Cacio e la Desmontegada, in programma a settembre. Il consorzio, però, non si occupa solo di formaggi, ma anche degli altri prodotti del territorio ed in generale della produzione enogastronomica del territorio. “Far nascere delle reti – ha spiegato Doff – è abbastanza facile, mantenerle vive è la sfida, per questo lavoriamo su più fronti ed è essenziale che ci sia un coordinamento”. Tra le attività c’è quella di creare sinergie: ad esempio ci sono quattro caseifici sulle tre vallate, che ospitano anche piccoli produttori di altri prodotti.
Il dibattito ha registrato i contributo anche di Roberto Canali del consorzio We are Norcia, nato dopo il terremoto del 24 agosto “come reazione spontanea dal basso al terremoto”. Un organismo per frenare anche lo spopolamento del territorio. Ma Canali ha anche guardato all’esempio del Trentino Alto Adige da cui imparare ed in particolare all’importanza di dare centralità alla funzione produttiva.
Carlo Catanossi, presidente del gruppo Grifo Latte, ha raccontato come l’azienda ha affrontato il terremoto, non fermandosi mai: “Il 31 ottobre a Norcia abbiamo lavorato 500 quintali di latte, siamo andati a prenderlo perfino con i mezzi militari. E intorno al nostro stabilimento ci sono roulotte, prefabbricati che ospitano le famiglie dei nostri lavoratori. Dopo il terremoto – ha raccontato – abbiamo preso anche il latte di chi non sapeva cosa farne, dei produttori locali che solitamente producevano il formaggio in proprio, anche non soci. Sono stati mesi importantissimi, la solidarietà che si è sviluppata nella seconda parte del 2016 è stata fortissima. Lì abbiamo scoperto il nostro vero limite: non eravamo coordinati, il prodotto non c’era per rispondere alle richieste. Oggi abbiamo una lezione in più che portiamo a casa”.
Ed a ricordare l’attività della Coldiretti dell’Umbria in Valnerina nel dopo sisma è stato il presidente Albano Agabiti, tracciando un bilancio tutto sommato positivo, con pochi animali morti grazie all’impegnativa messa in sicurezza degli animali.
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