Sono iniziate ieri mattina le, prevedibilmente lunghe, eccezioni preliminari dei difensori dei 57 imputati a processo perché facenti parte di una presunta ‘ndrina in Umbria. L’inchiesta è la ‘Quarto passo’ con cui i carabinieri del Ros hanno portato alla luce un’organizzazione che per la procura è di stampo mafioso, e che avrebbe messo in atto una serie di episodi di estorsione, usura, spaccio, minacce, dannegiamenti e anche di sfruttamento della prostituzione con l’unico fine di insinuarsi nella sana economia umbra.
In aula Ieri mattina, in un’aula degli Affreschi talmente fredda da far decidere al presidente del collegio di solelcitare per iscritto l’accensione del riscaldamento, gli avvocati ( tra gli altri, Paccoi, Egidi, Cozza, Modena, Zinci) hanno sollevato le loro eccezioni sulle richieste di costituzione di parte civile avanzate, tra gli altri, dal Comune di Perugia, dalla Regione Umbria, dall’associazione Libera, dalla quella antimafia Caponnetto, dalla Cgil Umbria e da Cittadinanzattiva.
Le parti civili Circa due ore di eccezioni a cui poi hanno replicato anche i magistrati (il procuratore aggiunto Antonella Duchini e il sostituto Gemma Miliani) e le parti civili chiamate in causa. In particolare, l’avvocato moedenese di Libera ha spiegato come l’associazione sia operante da molto tempo in Umbria e i reati commessi dagli imputati del maxi processo, hanno causato un danno sia al loro che all’immagine della collettività. Stesso ragionamento ripreso dall’avvocato Nicola di Mario, che rappresenta Comune e Regione, “Se gli investitori pensano possa esserci la mafia in Umbria, perché dovrebbero sceglierla per investire?”. L’avvocato della Cgil ha inoltre annunciato che qualora dovessero avere un risarcimento, questo verrebbe interamente devoluto alla ricostruzione post- sisma.
Nuova udienza Dopo una breve camera di consiglio i giudici hanno quindi deciso di fissare una nuova udienza, il 27 febbraio, nella quale comunicheranno la loro decisione in merito. Intanto, difese e accusa, affilano le armi per quando si entrerà nel vivo del dibattimento. Alla sbarra ci sono 57 persone accusate di aver fatto parte di un’organizzazione di stampo mafioso, una sorta di ‘ndrina autonoma ma organizzata sulla falsa riga di quella dei Farao – Mariconola di Cirò Marina. Una ‘ndrina che avrebbe infiltrato il tessuto economico umbro e avrebbecercato di piegarlo alle sue necessità.