L’Umbria, come il resto d’Italia, è potenzialmente soggetta al rischio terrorismo, anche se c’è una vigilanza discreta ma attenta da parte delle forze dell’ordine; manca, invece, un vero e proprio radicamento della criminalità organizzata nel territorio, anche se alcune proiezioni della mafia tradizionale sono presenti; mentre per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti, la situazione sembra essere nettamente migliorata. E’ quello che è emerso durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 che si è tenuta ieri a Perugia, presieduta dal presidente della Corte d’appello Mario Vincenzo D’Aprile e che ha visto l’intervento anche del procuratore generale Fausto Cardella, alla presenza del consigliere del Csm Aldo Morgigni, del direttore generale delle risorse materiali e tecnologiche del ministero della Giustizia, Antonio Mungo, oltre che dei magistrati del distretto, dei rappresentanti istituzionali dell’Umbria e degli ordini forensi.
Aprendo la cerimonia, il presidente D’Aprile ha voluto rivolgere “un pensiero di vicinanza e di solidarietà alle popolazioni, non solo dell’Umbria ma anche delle regioni limitrofe, che negli ultimi mesi e fino a pochi giorni fa sono state messe a dura prova dagli eventi sismici, aggravati ultimamente dalle avverse condizioni meteorologiche; alle popolazioni dell’Umbria assicuro che ogni eventuale attività di competenza degli uffici giudiziari sarà svolta con la massima tempestività”. Ha quindi osservato che “il sistema giustizia dell’Umbria è sostanzialmente sano; emergono delle criticità di vario genere, alcune più gravi, altre meno, ma sono tutte sotto controllo”, evidenziando poi la collaborazione con avvocati ed istituzioni locali.
Processi pendenti in diminuzione ma non ovunque – “I nostri uffici, comunque, nonostante le carenze degli organici dei magistrati e del personale amministrativo, continuano a funzionare, ritengo in maniera soddisfacente” ha detto D’Aprile nella sua relazione. Per quanto riguarda i processi pendenti, la situazione è disparata a seconda dei diversi uffici giudiziari. Presso la Corte di appello di Perugia, nel civile rimane ancora molto arretrato, vista la sua competenza in ordine ai ritardi di tutti gli uffici giudiziari del Lazio. Per quanto riguarda invece il settore penale, la pendenza è stata ridotta ulteriormente grazie a dei provvedimenti organizzativi. Al Tribunale Perugia le pendenze sono aumentate nel settore penale, mentre nel civile il numero risulta stabile. Tra le curiosità il dimezzamento delle cause di divorzio e di separazione nel capoluogo umbro. Al Tribunale di Terni le pendenze sono aumentate nell’ambito penale, dove si è registrato un +30% di attività della Procura. Nel civile, invece, si è assistito ad una stabilizzazione delle pendenze. Al Tribunale Spoleto le cause penali sono stabili, ma sono praticamente raddoppiate le pendenze davanti al giudice per le indagini preliminari e al giudice per l’udienza preliminare, mentre nel civile sono aumentate le pendenze nonostante sia aumentata la produttività.
Carenza di organico e processo telematico tra i nodi – In Umbria, l’organico dei magistrati togati (alla data di fine novembre 2016) risultava carente di 5 persone (4%), nel frattempo però ci sono stati trasferimenti e pensionamenti. Al tribunale di Perugia mancano 5 giudici su 30, tra cui il presidente. Lo stesso a Terni, su 18 giudici complessivi. Il nuovo decreto ministeriale prevede un incremento dell piante organiche, con ulteriori posti quindi da coprire: un posto di presidente di sezione presso il Tribunale di Perugia, un posto di sostituto procuratore presso la Procura di Perugia, tre posti di giudice presso il Tribunale di Spoleto, due posti di sostituto presso la Procura della Repubblica di Spoleto. In arrivo a breve ci dovrebbero essere – come stabilito dal Csm il 17 gennaio – quattro magistrati in tirocinio: uno in ciascuno dei tre tribunali, oltre ad un sostituto presso la procura di Spoleto. Il problema più grave è quello del personale amministrativo: a livello distrettuale c’è una scopertura media del 23,47% con un peggioramento della situazione rispetto all’anno precedente ed un valore particolarmente accentuato (33,06%) presso il Tribunale di Perugia. “Ulteriori criticità sono alle porte, poiché non vi saranno assunzioni nell’immediato, mentre i pensionamenti sono ricorrenti in tutti gli uffici, stante l’elevata età media dei dipendenti“.
Quanto all’attuazione del processo telematico, con riferimento al settore civile ci sono notevoli diversità di comportamento tra i magistrati, alcuni ne hanno fatto un uso massiccio, altri poco o per nulla. È stato per questo attivato un sistema di monitoraggio permanente, con rilevazione trimestrale. Mentre per il settore penale “è a pieno regime il sistema Snt delle comunicazioni e notificazioni penali telematiche”.
Riforma della giustizia, primo passo – A fare invece il punto della situazione sulla criminalità in Umbria è stato il procuratore generale Fausto Cardella, che ha fatto anche un punto sulla riforma della giustizia. “Numerose riforme legislative – ha ricordato – sono state varate, tutte con l’obiettivo di ridurre i tempi dei processi, di quelli civili ma anche di quelli penali. Tali obiettivi non sempre sono stati completamente conseguiti e le riforme non si sono sottratte a critiche da più parti. E tuttavia credo sia stato fatto il possibile per eliminare o quantomeno ridurre gli aspetti più nocivi: nel settore civile, ma anche in quello penale”. E ancora: “Va preso atto realisticamente che in Italia oggi non ci sono le condizioni per una riforma radicale del sistema giudiziario, addosso al quale troppe tensioni e troppi interessi si coagulano e talvolta si scontrano, per questo piccole riforme migliorative siano sempre le benvenute”.
L’allerta terrorismo in Umbria – Entrando nelle questioni specifiche, partendo dal terrorismo, il procuratore generale ha osservato che “l’Umbria, come tutto il resto del Paese, è potenzialmente soggetta a questo rischio, che in questo momento sembra prevalere su quello costituito da tradizionali formazioni estremistiche di diverso segno ideologico, tuttavia occorre dare atto ai responsabili della sicurezza pubblica, sapientemente coordinati e diretti dalla Prefettura, di una vigilanza discreta ma attenta”.
La criminalità organizzata – “La situazione del Distretto è caratterizzata dalla presenza ed operatività di alcune proiezioni delle organizzazioni mafiose tradizionali, soprattutto di matrice ‘ndranghetista e camorrista, benché non siano da sottovalutare alcuni recenti indicatori della presenza anche di Cosa Nostra. Le attività d’indagine degli ultimi anni, ancora però al vaglio del giudice, indicano che le mafie tradizionali in prevalenza tendono ad insinuarsi nell’economia legale, attraverso il reinvestimento e reimpiego dei proventi delle attività criminali – spesso condotte nelle regioni di origine – in attività imprenditoriali e commerciali nei settori edile, della gestione dei rifiuti, della ristorazione, dell’intrattenimento e dei servizi, avviando le relative attività ex novo, servendosi di prestanome, e approfittando delle situazioni di crisi o di minore liquidità di cui certe imprese soffrono. Manca, invece, un vero e proprio radicamento delle consorterie criminose nel territorio”.
Droga, situazione migliorata – Sul discorso spaccio, si sono ottenuti negli ultimi anni risultati positivi, come dimostra la diminuzione di arresti e denunce ed anche di morti per overdose: “Nel Distretto e nella città di Perugia, operano anche i sodalizi criminali di matrice etnica, talvolta in collaborazione con gli stessi sodalizi o soggetti italiani dediti al traffico di stupefacente. La diffusione della droga è sotto il controllo di organizzazioni criminali, sebbene di piccole entità, ma avviene anche attraverso soggetti di modesta levatura criminale, specie di varie nazionalità africane, che riescono a disporre di stupefacenti da spacciare al dettaglio. E’ un fenomeno criminale nazionale, mondiale direi, che ha ovviamente le sue propaggini anche nella nostra Regione. L’attività di contrasto, costantemente esperita dalle Forze dell’Ordine, che continuano ad esser guidate da Dirigenti e Ufficiali di altissimo livello professionale, ha consentito di arginare in parte il fenomeno; i relativi dati, negli ultimi due anni, evidenziano un andamento negativo, con la diminuzione sia degli arresti che delle denunce, sia, soprattutto, delle morti per overdose per i quali siamo passati, nella provincia di Perugia, dai 23 nel 2011 ai 9 nel 2016 (Fonte: Arma dei Carabinieri, Rep. Op.). Gli spacciatori, prima molto presenti anche nel centro storico di Perugia, oggi grazie anche ad interventi repressivi coordinati e mirati, si trovano in zone e quartieri meno esposti; in queste zone, oltre al traffico ed allo spaccio dello stupefacente, è maggiore l’incidenza di tutti gli altri reati ad esso collegati, giacché lo spaccio ed il relativo consumo di stupefacente alimenta l’indotto della microcriminalità. Questa microcriminalità, pur se estremamente fastidiosa per la cittadinanza, tuttavia rimane entro limiti tali da non pregiudicare l’ottimo livello di sicurezza e di vivibilità della città”.