Spari contro i negozi a Perugia, arrivano le prime richieste di rinvio a giudizio - Tuttoggi.info

Spari contro i negozi a Perugia, arrivano le prime richieste di rinvio a giudizio

Sara Minciaroni

Spari contro i negozi a Perugia, arrivano le prime richieste di rinvio a giudizio

Si torna in aula il 26 gennaio prossimo per discutere i tantissimi che hanno scelto il rito abbreviato
Ven, 13/01/2017 - 09:37

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La richiesta di rinvio a giudizio per quattro delle cinque persone che avevano chiesto il rito ordinario è arrivato ieri mattina da parte del pm Gemma Miliani nell’udienza preliminare relativa all’inchiesta sugli spari contro le vetrine di Ponte Felcino e sulla droga che arrivava dalla Calabria a bordo di alcuni trolley. Gli altri 23 imputati invece hanno scelto il rito abbreviato: per loro il pubblico ministero farà le richieste di pena il 26 gennaio prossimo.

La genesi

L’inchiesta che ha portato a questo processo era partita da alcuni colpi di pistola esplosi contro due vetrine di alcuni negozi di Ponte Felcino in orario notturno, nella primavera del 2014. Le indagini dei carabinieri dell’Arma provinciale dei carabinieri di Perugia, insieme a quelli del ros, avevano portato alla scoperta di una complesso gruppo criminale capeggiato da un calabrese residente a Perugia dal 1998. Si tratta di Antonio Procopio, ritenuto l’autore degli spari (ha chiesto il rito abbreviato) che avrebbe esploso dei colpi a scopo intimidatorio contro il proprietario del ristorante gestito dalla sua amante perché lui insisteva per avere da lei degli affitti arretrati.

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Il gruppo criminale

Di lì poi emerse uno spaccato inquietante di un gruppo di calabresi spregiudicati che usa la violenza e l’intimidazione con modalità tipiche della criminalità organizzata. Contro di loro hanno vuotato il sacco due persone poi entrate a far parte del programma di protezione testimoni che hanno raccontato di minacce di morte nei confronti loro e del loro figlio e di quelle minacce con interiora di animale, un pezzo di legno  e dei fiori trovati fuori di casa, che indicano il morto che cammina, la vicinanza dell’evento omicidiario e la bara.

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Le minacce

Secondo il capo d’imputazione, Antonio Procopio avrebbe anche detto ai due testimoni che gli avrebbe tagliato le gambe se avessero raccontato le sue attività delittuose. Insieme a quell’inchiesta è stata poi riunita quella relativa al traffico di droga dalla Calabria perché coinvolgeva sempre gli stessi personaggi. Ieri mattina il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Salvatore Procopio (il padre di Antonio), Nicola e Claudio Conforti e altre due persone per reati legati allo spaccio. Si torna in aula a fine gennaio.

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