Sembra quasi una barzelletta, ma è tutto drammaticamente vero e clamoroso : la SCS Gestioni Immobiliari, già controllata della Scs, un tempo a capo anche della Banca Popolare di Spoleto, ha avanzato al Tribunale di Spoleto istanza di fallimento della holding per il mancato pagamento di 75mila euro. E’ quanto può anticipare Tuttoggi dopo aver visionato alcuni atti che potrebbero mettere la parola fine alla storica cooperativa, segnata da troppi scandali che già nel 2013 portarono Bankitalia alla decisione di commissariarla insieme all’istituto di piazza Pianciani.
La richiesta al giudice fallimentare porta la firma del curatore della Scs G.I., Eros Faina per il tramite dell’avvocato Tiziana Stemperini. La partecipata era stata dichiarata fallita lo scorso inverno per la “incapacità patrimoniale di effettuare il versamento del deposito cauzionale come previsto dalla procedura di concordato”. Deposito che, a leggere l’istanza, sarebbe dovuto venire grazie alle risorse messe a disposizione sulla base della “delibera dei Commissari Straordinari per un importo di € 75.000”. Pagamento però che non è mai arrivato.
La Scs, come si ricorderà, l’8 febbraio scorso era stata ammessa a concordato preventivo, ma secondo Faina “nel piano (concordatario, n.d.r.) non risulta alcuna previsione in relazione al debito maturato” mentre “il credito di 75.000 euro risulta essere certo, liquido ed esigibile”. L’atto è stato depositato in cancelleria lo scorso 30 novembre. La prima udienza è stata già fissata dal giudice Roberto Laudenzi per il prossimo 18 maggio 2017 quando il legale rappresentate della Spoleto Credito e Servizi dovrà comparire non prima di aver comunicato al Tribunale “la situazione patrimoniale, economica e finanziaria” della cooperativa.
Il nodo Cda – per l’ex controllante della Banca (la Scs detiene ancora il pacchetto del 9% di Bps, da due anni passata nelle mani del Banco Desio e della Brianza) si tratta di una nuova, pesantissima tegola che potrebbe portare non solo alla fine delle attività, con buona pace dei risparmi soci, ma anche a nuovi, a questo punto inevitabili, accertamenti da parte della magistratura.
Resta da capire chi si presenterà all’udienza di maggio prossimo, ovvero chi prenderà la redini della cooperativa dopo le dimissioni in blocco della maggioranza del Cda guidato dall’avvocato Massimo Marcucci (in una foto di repertorio il giorno dell’elezione). La decisione è arrivata dopo l’assemblea dei soci dello scorso 15 ottobre, quando board e revisori dei conti hanno incassato la sfiducia dei circa 300 intervenuti che per vari aspetti e ruoli sembrano molti vicini alle vecchie gestioni che hanno portato sul baratro la Scs e partecipate annesse. 300, deleghe incluse (sulla cui regolarità si ventila una denuncia) che hanno deciso le sorti dei 21mila soci.
Così, leggendo l’atto notarile dell’assemblea, appaiono quanto meno bizzarri gli esiti delle votazioni dei soci: contrari ad approvare il bilancio 2014 e anche quello 2015, favorevoli a un’azione di responsabilità nei confronti dei commissari di Bankitalia, ma contrari a proseguire una azione di responsabilità nei confronti dei vecchi Cda. Quasi che la colpa del tutto fosse in capo a palazzo Koch.
A nulla sono serviti gli appelli di Marcucci che sciorinando numeri e dati ha denunciato come la Scs, senza certe operazioni, avrebbe oggi in cassa “25 milioni di euro”. Arrivando a denunciare, fra le altre cose, come nel 2012 il costo di un solo “autista era pagato ben 82mila euro”.
Ma i presenti non hanno sentito ragioni. E fra questi almeno un paio di consigliere comunali che, sarà un caso, nelle scorse ore hanno firmato, seppur con percorsi politici diametralmente opposti, la mozione di sfiducia al sindaco Cardarelli, già ex presidente Scs. Come a rinforzare le voci che sempre più fanno accreditare in città “patti” stretti tra fazioni un tempo avversarie, ma disponibili a riprendere quelle poltrone ognuno per il proprio interesse.
Tornando alla Scs tra poco meno di due settimane si saprà chi andrà alla guida di palazzo Pianciani. Una lista sarebbe già pronta con nomi individuati dalle trascorse amministrazioni, un’altra potrebbe spuntare all’orizzonte ad ore. C’è tempo infatti fino al 9 dicembre per depositare le liste. Le votazioni si terranno invece il prossimo 17 dicembre. Forse non è un caso che Marcucci ha scelto questa data: il 17 dicembre di cinque anni fa si registrò quella che è passata alla storia come la “assemblea della vergogna” – su cui pende ancora un processo penale -, l’adunanza che segnò di fatto la fine del controllo sulla banca. Che la prossima sia destinata a segnare anche quella della storica cooperativa?
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