Un altro capitolo si aggiunge all’odissea di via Perugina a Gubbio. A “scriverlo”, stavolta, è il Movimento 5 Stelle, tramite le parole del capogruppo regionale Andrea Liberati, che torna sulla questione dei preziosi reperti tornati alla luce durante gli scavi.
Il caso – L’arteria, sulla quale insiste un cantiere, ormai dal 18 aprile scorso, per rimettere a nuovo il tratto stradale che va dalla scuola alla zona semaforica, è ormai da tempo al centro di numerose polemiche, per notevoli ritardi dei lavori e per i numerosi disagi alla circolazione patiti da residenti e automobilisti. Anche se quest’ultimo problema è stato parzialmente risolto con una deviazione stradale che “aggira” l’intero cantiere, continua però a far discutere l’intera gestione delle opere: a complicare la situazione è stata appunto la scoperta di importanti testimonianze archeologiche nel sottosuolo della via, tra cui pavimenti mosaicati, di rara attestazione in Umbria, e murature appartenenti a quartieri residenziali del municipio romano.
A causa di questi importanti ritrovamenti, infatti, dal giugno scorso l’area è stata sottoposta a vincolo archeologico e ambientale: il che significa che da allora i lavori si svolgono sotto le precise direttive della Soprintendenza ai Beni Archeologici, la quale ha ritenuto necessario fare anche numerosi sondaggi conoscitivi per capire lo stato dei reperti al di sotto del manto stradale. La presenza di un archeologo nominato dalla stessa Soprintendenza, inoltre, è obbligatoria anche durante le fasi pratiche dello svolgimento del lavoro.
“Di tutto questo splendore – denuncia Liberati – non c’è traccia sui media, né alcuno ha finora ritenuto di rendere noto ai cittadini eugubini l’ulteriore arricchimento culturale che non solo la città, ma l’Italia medesima potranno pubblicamente vantare grazie a tali scoperte”.
Nel silenzio della Soprintendenza, cui abbiamo richiesto alcuni documenti, il Comune avrebbe frattanto scelto di rimuovere il tutto, procedendo a tagli, demolizioni e decontestualizzazioni. Tali importanti e antiche vestigia infatti devono far spazio a un collettore fognario che è, sì, necessario, ma per realizzare il quale, dopo anni e anni di attesa, oggi occorrono soluzioni tecniche non dozzinali, atte a preservare un complesso di rovine particolarmente significativo
“Altrettanto cruciale – aggiunge il consigliere regionale pentastellato – sarebbe stato effettuare numerosi saggi archeologici anche prima e non soltanto dopo la progettazione, considerando l’estrema sensibilità del sito e, soprattutto, il fatto che siamo nella zona centrale della Gubbio romana e preromana. Occorre quindi tutelare responsabilmente per l’oggi, sapendo che dobbiamo rendere ai posteri il testimone di bellezza ricevuto in eredità. “Non una battaglia di parte o del Movimento 5 Stelle, – conclude Liberati – ma qualcosa che interessa il bene comune”.