Un fascicolo a carico di ignoti che ipotizza il reato di disastro ambientale. Un decreto di sequestro che in trenta pagine spiega le ragioni per cui secondo la procura di Perugia 255 ettari di terreno tra i Comuni di Panicale e Piegaro sono da “congelare” in attesa di ulteriori analisi. L’inchiesta sulla Valnestore assume un corpo. Il primo vero atto degli inquirenti dopo due mesi di prelievi e analisi e ricerche documentali dalla notizia di reato. Arpa e Asl hanno raccolto campioni e oggi parte di quegli esami, sono finiti nel corposo decreto di sequestro. Per valutare il grado di contaminazione che potrebbe essere avvenuto in oltre 30 anni dall’interramento di ceneri e rifiuti e di altri materiali serviranno esami più approfonditi e dunque occorre bloccare attività (comprese quelle agricole) che rischiano di interferire con le indagini.
Tre militari del nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Perugia – coadiuvato dalle stazioni carabinieri di Piegaro e Panicale – e due tecnici dell’Arpa (agenzia regionale di protezione ambientale) hanno apposto una decina di sigilli per il “sequestro di un’area di 255 ettari ricompresa tra i due Comuni, costituente l’ex bacino minerario utilizzato per l’estrazione della lignite da parte della società Enel nonché di due pozzi ubicati in località Tavernelle del comune di Panicale e all’interno della vecchia centrale Enel di Pietrafitta di Piegaro”. Il primo pozzo dove è stato riscontrato arsenico in quantità doppia rispetto alla norma è presso gli impianti sportivi di Tavernelle, già sotto divieto per l’uso potabile grazie ad un’ordinanza del sindaco di Panicale Giulio Cherubini. Il secondo pozzo – dove sono stati rilevati sforamenti – è invece nella zona della ex centrale a lignite.
Di pari passo va avanti anche l’accertamento di eventuali responsabilità. Anche amministrative visto che gran parte dell’area sequestrata ricade nella Valnestore sviluppo di proprietà della Regione, dei Comuni di Piegaro e Panicale e della Provincia di Perugia. Per questo su delega della procura svolge un ruolo centrale nella ricostruzione degli iter autorizzativi il corpo forestale dello Stato. Nei giorni scorsi sono stati acquisiti – da parte degli uomini di Conti – documenti nei Comuni di Panicale e Piegaro, alla Asl di Perugia dove sono stati spostati gli archivi della ex Asl di Panicale.
Reazioni. I sindaci dei Comuni interessati, Panicale e Piegaro auspicano che “l’iter accertativo si concluda quanto prima, per poter consegnare ai nostri concittadini un quadro analitico completo e trasparente”. Annunciano anche di aver organizzato due incontri aperti a tutte le associazioni del territorio per poter maggiormente condividere le informazioni e le azioni che sono ad oggi state portate a compimento”.
Liberati (M5s) che firma con i colleghi dei due Comuni profilando il rischio del “sinergismo di potenziamento, fenomeno derivante dalla somma dei metalli pesanti dispersi all’epoca nelle matrici aria-suolo-acqua, fattori inquinanti che, uniti alle ceneri di carbone sepolte in modo affatto episodico nella valle, possono cagionare presumibili effetti negativi maggiori proprio in virtù delle molteplici cause di rischio per l’uomo, l’ambiente e la salute”.
Leonelli (Pd) dallo scranno di palazzo Cesaroni apre all’unità in assemblea legislativa, è pronto ad integrare la mozione già presentata sul tema e chiede di discuterla già nella prossima seduta e auspica che “su quanto sta emergendo nell’area della Valnestore sia fatta piena luce, individuate le responsabilità e, soprattutto, programmati degli efficaci interventi di bonifica e salvaguardia della salute delle persone e dell’ambiente”.
Squarta (Fdi) scrive, “siamo sempre stati fiduciosi nell’operato della Procura della Repubblica di Perugia. La questione – ricorda il consigliere regionale – è stata sollevata in seguito alle numerose segnalazioni da me ricevute, chiamando in audizione l’Arpa e la direzione generale della Sanità” e ancora “quei residenti che hanno visto morire alcuni loro familiari per tumore vogliono conoscere soltanto la verità. L’auspicio – conclude – è che quell’area venga bonificata e torni come era tanti anni fa, quando vivere in quelle zone non era pericoloso per la salute dei cittadini”.
Paolo Arrigoni (parlamentare Lega nord e membro della commissione bicamerale sugli ecoreati) parla di “Sistema rifiuti” umbro, “con molte opacità, causa di un territorio disastrato per varie responsabilità e per carenza di contrasto agli illeciti”. “La settimana prossima, insieme al collega senatore Stefano Candiani (segretario dell’Umbria) – spiega Arrigoni -, presenteremo un quadro complessivo della situazione anche alla luce dei drammatici sviluppi di questi giorni come il sequestro dei Carabinieri del Noe a Pietrafitta”.
Filippo Gallinella (deputato M5s) ha ricordato che il movimento “ha portato il caso anche in parlamento e ha prestato sin dall’inizio della vicenda massima attenzione” esprime anche un plauso agli inquirenti per “un’indagine delicata e complessa su un’area regionale che esige adeguati controlli”.
Scelta Civica, la deputata Adriana Galgano spiega “Ho già discusso la prima interrogazione che ho presentato sul caso in Parlamento e a breve solleciterò il Governo a rispondere alla seconda sulle misure che intende mettere in campo per tutelare i cittadini dalle possibili ripercussioni sulla salute. È urgente, inoltre, che le istituzioni procedano con l’accertamento del danno ambientale”.