Un migliaio di persone, molte famiglie, giovani, gruppi parrocchiali e di stranieri, hanno partecipato venerdì sera alla processione del Cristo morto guidata dal vescovo Giuseppe Piemontese. La processione aux flambeaux con la statua del Cristo morto e della Madonna addolorata, partita dalla chiesa di San Francesco, si è snodata lungo le vie centrali della città passando per piazza della Repubblica dove c’è stata la sosta con la lettura del vangelo e la meditazione del vescovo, per proseguire poi fino alla Cattedrale.
“Gesù morto e la vergine Maria hanno attraversato le vie della nostra città fino a giungere nel centro, nel cuore della nostra città, nel luogo delle istituzioni, del governo della nostra città – ha detto il vescovo Piemontese – In questo luogo non possiamo non collegare la passione di Cristo con la passione degli abitanti della nostra città: la malattia, la sofferenza e la solitudine di tanti uomini e donne, le tante ingiustizie che accomunano la nostra città a tante città dell’Italia e del mondo, in una triste solidarietà globalizzata. Noi cristiani siamo cittadini di questo mondo, ma non siamo di questo mondo; collaboriamo con le istituzioni al bene comune, ma diamo testimonianza dei beni futuri. Siamo discepoli di un re coronato di spine, che ha fatto del suo regno un servizio, un sostegno, un aiuto verso questa umanità. Un re che governa con l’amore fino a donare la sua vita per noi. Gesù morto ci ricorda questa sua regalità, Gesù regna dalla croce e riversa su di noi sangue e acqua, sacramenti del battesimo e dell’eucarestia”.
Un pensiero particolare è stato rivolto a tutte quelle persone che in varie parti del mondo sono stati uccise per la propria fede in Cristo: “Abbiamo celebrato il 24 marzo la giornata dei cristiani martiri – ha ricordato il vescovo – Papa Francesco alla notizia dell’uccisone delle quattro suore di madre Teresa di Calcutta ha parlato di “indifferenza globale di fronte al martirio dei cristiani”. La furia omicida si è scatenata proprio su quattro sorelle riconoscibili dal velo bianco e blu, loro erano l’obiettivo dell’odio in quanto cristiane. Due ruandesi, una keniota e un indiana, figlie del sud del mondo, che avevano scelto di radicarsi nel luogo della massima povertà, essere casa per chi non ha nessuna casa. I media non se ne sono occupati abbastanza. Nel 2015 sono morti in modo violento 13 sacerdoti, 4 religiose, 5 laici. Non è prerogativa di nessuno, tutti siamo chiamati a dare testimonianza al Signore, alcuni con il martirio cruento, ma anche con il martirio quotidiano. Vogliamo rivolgere il pensiero a quei cristiani che non hanno avuto timore di testimoniare l’amore di Gesù attraverso la loro vita, nel loro impegno a favore della società, delle istituzioni, dei poveri e per questo hanno perso la vita. Vogliamo pregare per la nostra città, per i nostri concittadini, per il mondo intero perché l’odio sia sradicato e si torni al rispetto dell’uomo di qualunque razza, di qualunque religione e colore della pelle, per accogliere da Gesù la forza per dargli testimonianza. Una preghiera particolare per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile, perché il Signore illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e vera pace”.
La processione è poi proseguita per raggiungere la Cattedrale di Terni dove è stato letto il brano evangelico della passione di Cristo. “Questa sera una comunità composta e ordinata si è posta dietro Gesù, facendo memoria della sua passione e morte, dietro a colui che ci ha amati di un amore indicibile dando la sua vita per noi – ha concluso il vescovo. Ma nel sangue versato di Gesù c’è anche la nostra vita, il perdono, la misericordia. Accanto alla croce c’è Maria con le donne, con Giovanni, e ci siamo anche noi, con lo sguardo pieno di fiducia verso il Signore. Ci ha affidati a Maria e ci ha affidato Maria: si stabilisce una nuova comunione all’interno della chiesa, nella nostra chiesa particolare, guardiamo a Maria per imparare ad amare Gesù e ad amarci tra di noi. Vogliamo volgere lo sguardo a Maria addolorata colei che nel silenzio, nella contemplazione e nell’adorazione ha atteso la resurrezione di Gesù. Vogliamo avere questa sera un pensiero per le madri che hanno visto morire i loro figli per malattia, per disgrazia; per le madri delle giovani dell’Erasmus decedute in Spagna, per le madri che vedono i loro figli non realizzati, disoccupati, traviati o dagli ideali smorzati o a volte lontani dalla fede. Affidiamo a Maria quelle madri che hanno rifiutato i figli concepiti, perché ritrovino conforto e perdono nel sangue di Cristo, accompagnate da Maria santissima addolorata”.
Nel pomeriggio si è svolta la celebrazione della passione del Signore e l’adorazione della croce, presieduta dal vescovo nella Cattedrale di Terni. “Oggi vediamo una umanità orgogliosa, che ha disprezzo di principi etici, che ha posto le mani sulle sorgenti della vita, che sta trattando l’uomo come mezzo per procacciarsi interessi e guadagni, che non teme di sottomettere i simili a violenze di ogni genere, schiavismo, torture, stupri, terrorismo, persecuzioni, colonialismo sociale, politico, economico, morte. Gli ultimi fatti accaduti in Belgio, ultimi in ordine di tempo, stanno a dimostrare questo, insieme alle rivoluzioni, le uccisioni dell’ISIS, di Boko Haram, le persecuzioni dei cristiani, la sottomissione lo schiavismo di uomini da parte di altri uomini. L’umanità sta impazzendo in prima visione, anzi in mondovisione, nella globalizzazione del deterioramento della nostra umanità. Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo figlio. Gesù continua a morire per tutta l’umanità, per ogni uomo, per ciascuno di noi”.