di Francesco Famà
Tra le ondulate colline umbre, nelle terre di Montefalco ed in parte Bevagna, sorge un’azienda agricola per la produzione del vino tra le più importanti in Italia: la Arnaldo Caprai. Nata negli anni ’70, l’azienda ha saputo nel corso del tempo valorizzare il vitigno autoctono Sagrantino, recuperando una tradizione antica di secoli. A cavallo fra il 1988 e 1989, la conduzione dell’azienda è passata nelle mani di Marco Caprai il quale, grazie alla collaborazione con esperti del settore e istituti di ricerca, ha avviato un processo di sperimentazione ed ammodernamento che ha permesso all’azienda di abbracciare nuovi mercati a livello globale, tra cui quello statunitense.
Il settore alimentare americano è molto competitivo e complesso, soprattutto per coloro che vogliono esportare: l’elevato numero di fornitori nazionali ed esteri determina una forte capacità di negoziazione da parte dei distributori e punti vendita. Inoltre, l’alcol è inserito in una sfera di licenze molto più rigida di quella italiana, poiché amministrata dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms (Department of Treasury) che, come dice il nome stesso, si interessa anche di tabacco ed armi da fuoco.
Dalla chiacchierata con Marco Caprai si evince come sia dunque cruciale passare per 3 fasi se si vuole entrare nel mercato americano: l’ottenimento della licenza federale che consenta di immettere il prodotto nel territorio (direttamente o indirettamente attraverso un operatore); l’ottenimento delle licenze dei singoli stati (e.g. se il vino è stato sdoganato al porto di San Francisco, per poi poterlo vendere è necessario che rispetti le normative dello Stato della California); l’ottenimento di licenze locali. Infatti, anche i liquor stores, ristoranti, enoteche e negozi specializzati devono essere in possesso di tutta una serie di permessi di vendita. Ciò implica dei costi che si protraggono nel tempo e il bisogno di sempre nuovi investimenti per poter continuare a cavalcare la cresta dell’onda.
La Arnaldo Caprai, grazie alla sua decennale esperienza nel settore e alla rinomata qualità dei suoi vini, ha saputo inserirsi solidamente nel mercato americano il quale, per ampiezza e dinamicità, è uno dei più importanti al mondo e non può essere trascurato da tutte quelle aziende che aspirino ad una vetrina internazionale. Per quanto riguarda le prospettive future, la possibilità di affidarsi a brand managers o l’apertura di uffici non è attualmente contemplata: sono rari, infatti, i casi di aziende vinicole che percorrano questa strada soprattutto perché ciò implicherebbe ulteriori costi che solo colossi imprenditoriali o aggregazioni di più marchi potrebbero sostenere. Tuttavia, la Caprai ha di recente stipulato un accordo con una nota compagnia di import-export, la Wilson Daniels, che, operando in oltre 20 stati americani, supporterà l’azienda umbra nel raggiungere sempre più consumatori all’interno del grande paese a stelle e strisce.