Sono venti gli indagati raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini della Procura di Terni sulle presunte irregolarità nello smaltimento del percolato nella discarica Valle. Tra questi c’è anche il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, assessori dell’attuale e della precedente giunta, nei confronti dei quali il Pm titolare del fascicolo di inchiesta, Raffaele Iannone, ha ipotizzato il reato di turbata libertà degli incanti.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il Comune avrebbe disatteso una normativa europea in materia di assegnazione dei lavori per lo smaltimento dei rifiuti e avrebbe, “tramite mezzi fraudolenti e artificiosi” – come si legge in una delle otto pagine dell’impianto accusatorio – frazionato le gare d’appalto per la gestione del percolato secondo il principio dell’imprevedibilità delle quantità di rifiuti prodotte. La normativa europea stabilisce, invece, che gli enti attuino bandi di gara sulla base di piani antirifiuti prevedibili e programmabili che possano garantire la par condicio tra imprese concorrenti. Secondo l’accusa, la quantità di percolato prodotta era ampiamente prevedibile e programmabile e non ci sarebbero stati gli elementi di imprevedibilità oggettiva, unica circostanza che avrebbe potuto determinare il frazionamento dei finanziamenti.
Luigi Bencivenga, Libero Paci, Roberto Fabrini, Sandro Piermatti, Maria Bruna Fabbri, Silvano Ricci, Marco Malatesta, Renato Bartolini, Stefano Bucari, Simone Guerra, Emilio Giacchetti, Francesco Andreani, Cristhia Falchetti Ballerani, Carla Riccardi, Giorgio Armillei, Daniela Tedeschi, sono i nomi degli amministratori ai quali è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini, mentre Luciano Sdogati, Maurizio Galli e Marco Fattore sono i tecnici del comparto Ambiente che, secondo l’accusa, avrebbero avuto un ruolo più ‘pesante’ rispetto a consiglieri e assessori che si sarebbero limitati ad approvare quanto prodotto dagli uffici tecnici.
Durissime le reazioni politiche, il sindaco è incalzato dal Movimento 5 Stelle, da Rifondazione Comunista e da Melasecche. In particolare i pentastellati, nel corso di una conferenza stampa di questa mattina, hanno affermato che “In caso di rinvio a giudizio nell’inchiesta sul percolato ci aspettiamo un passo indietro da parte del sindaco. Noi non siamo magistrati e non ci occupiamo di indagini. Siamo consiglieri comunali e come tali ci compete solo mettere in evidenza alcuni aspetti, come quello riguardante un’anomalia tutta ternana che consiste nella decisione del sindaco e della giunta di sciogliere il Nop, il nucleo anticorruzione del Comune, proprio alla vigilia delle comunicazioni di conclusione indagini da parte della magistratura che aveva indagato, a quanto ci risulta, sulla base di segnalazioni dello stesso Nop”.
Rifondazione affonda così: “Riteniamo che questa vicenda di sperpero e mala gestione, non solo delle risorse pubbliche, sia l’ennesimo esempio di una manifesta incapacità gestionale e di una “diffusa e continuativa approssimazione nell’esercizio di tutte le fasi di realizzazione dell’opera” così come affermato dal NOP (Nucleo anti-corruzione, sciolto incomprensibilmente qualche giorno fa dallo stesso Comune di Terni che lo aveva nominato).
Enrico Melasecche (ILT) piazza la stoccata finale: “Enrico Berlinguer si rivolterebbe nella tomba se potesse assistere alla occupazione manu militari che questo PD e cespugli vari hanno fatto delle istituzioni senza molti scrupoli. Non esiste un appalto significativo sui servizi a Terni (sanità, sociale, trasporti pubblici, rifiuti, depurazione, idrico, verde pubblico, pulizie industriali, lavanderie ospedaliere, fornitura pasti, percolato, ecc, ecc) che o sia avvenuto senza gara, o con gare che appaiono “gestite” dalla politica, o con assegnazioni frazionate per evitare lo scomodo di gare regolari (cimiteri, verde, ecc), proroghe assurde di anni ed anni […]. Tutte situazioni che l’autorità nazionale garante contro la corruzione definisce come pericolose”.
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