Giornata della Memoria, l'incontro rimandato | Piccola storia di un viaggio ad Auschwitz e Birkenau - Tuttoggi.info

Giornata della Memoria, l’incontro rimandato | Piccola storia di un viaggio ad Auschwitz e Birkenau

Carlo Vantaggioli

Giornata della Memoria, l’incontro rimandato | Piccola storia di un viaggio ad Auschwitz e Birkenau

Dalla difficoltà di comprendere la sola storia scritta e raccontata, all'esperienza diretta con il lungo abbraccio con chi ancora ci osserva
Mer, 27/01/2016 - 10:57

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Per un lungo periodo della mia vita ho pensato che avrei potuto evitare l’incontro, l’abbraccio con l’orrore ed il dolore della deportazione razziale, dei campi di concentramento e sterminio. Ho studiato con passione la storia e come ogni studente ho avuto un incontro indiretto con questo grande fatto dell’umanità. Ho sempre pensato, in quel periodo della mia vita, che nulla era definito perchè non bastava scrivere il resoconto degli studi, della ricerca documentale o testimoniale. C’è sempre stato per me qualcosa in più che muoveva il destino di tutti ma che io non volevo definire per forza un “Dio”.

Ma c’era anche l’agitazione, un misto di commozione e anche vergogna ogni volta che incrociavo la storia della deportazione razziale e dei campi di sterminio. Ho sempre sentita una attrazione fortissima per il confine che separa la sofferenza ed il dolore dei protagonisti e il mio mondo di diritti certi e garantiti, dove l’unica mia possibile volontà era solo quella di evitare il problema, l’incontro. Io non ho mai visto, per scelta, il film Schindler’s List. E ricordo solo due episodi di questa mia paura inconscia. Un film visto da bambino sulla vita di Anna Frank in bianco e nero e di cui non capivo molto, ma di cui ricordo solo l’angoscia nel momento in cui questa bambina scriveva. E poi quel capolavoro che mi ha aperto le viscere ed il cuore nell’età della ragione: Il Giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica. Ancora oggi mi sale dentro qualcosa di incontrollabile, misto a commozione pura, quando ascolto la musica del compianto Manuel De Sica, il figlio di Vittorio, che scrisse la colonna sonora di questo dramma borghese al tempo della deportazione razziale a Ferrara. Ecco io non ho avuto, dopo quel film, più la forza di affrontare il tema, vedere immagini, pensarle solo.
Poi è nato mio figlio, e le cose cambiano, come sempre. Quando ho capito che le sue domande sulla vita erano di quelle che segnano l’inizio di un passo oltre una linea invisibile di sicurezza e tendono sempre più a portarlo verso l’ignoto, verso la sfida, allora ho deciso che era giunto il tempo di fare i conti con me stesso. Glielo dovevo. Con la mia famiglia abbiamo deciso nel 2008 di passare 4 giorni in Polonia proprio nel periodo precedente il Natale. Facendo base a Cracovia è stato così possibile visitare Auschwitz e Birkenau.
Non so dirvi molto che possa essere scritto per meglio comprendere. Portare per mano tuo figlio di 8 anni prima attraverso la famosa cancellata di Aushwitz, o nelle stanze delle scarpe o dei capelli, ma sopratutto lungo il binario di Birkenau che arrivava dritto alle camere a gas, e poi dentro le baracche, è come appendersi ad una corda con lui in braccio e oscillare nel vuoto. Il dolore lo si sente solo dopo, ed è tutto il dolore che è rimasto li in ogni singola particella materiale di quel luogo. Non ti abbandona mai ed è il testamento di chi ha avuto su di se, fino alla dissoluzione del corpo materiale, tutta la sofferenza umana possibile. Nemmeno il cannibalismo tribale è un atto così feroce e dissolutorio, ha uno scopo in fondo, eppure per noi è lo stesso incomprensibile. Ma io non riesco a pensare umanamente a chi era carnefice a Birkenau. Io sento ancora oggi un grande buco, forse un dolore e basta. Era giusto scriverlo ora che mio figlio ha 15 anni ed inizia a usare le parole senza pensare con attenzione al peso che si portano dietro e che sono frutto dell’uomo ed hanno quindi conseguenze su di lui e su gli altri.
Ma per tutti gli uomini e le donne che ancora oggi parlano di tutto ciò pensando di aver compreso o di avere chiaro nella loro mente io dico, andate a Birkenau e fate il percorso dalla porta di ingresso alle camere a gas, come lo hanno fatto migliaia di donne, uomini e bambini, quelle entità animiche che “osservano” ancora sperando nell’abbraccio, nella compassione di chi è ancora in grado di provarla.
Osservate lo smarrimento di chi come voi visita il luogo ed il silenzio assoluto che stride con quel brulicare di persone che percorrono ogni centimetro cercando di ritrovare un brandello di umanità o di memoria di vita che fu. Ma non ce n’è, il vuoto assoluto, tutto cancellato, perchè quello è il vero buco nero dell’universo. Solo vuoto, forse un dolore, ed è l’unica cosa che tutti provano e sentono di dover confessare agli altri compagni di viaggio non appena salgono di nuovo sul bus che li riporterà in hotel. Eppure come è accaduto per me, facendo i conti con me stesso, quello è il luogo della rinascita. Vi auguro di andarci, una volta nella vita, per rinascere a voi stessi e cambiare percorso. Io non ho più paura di quell’abbraccio.

 

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