L’urgenza è estrema: la frana di Viale San’Antonio è lì da febbraio 2014, quando il tratto stradale fu chiuso per via del distacco di una nicchia di terreno. A causarla erano state le piogge intense, e, qualcuno aveva detto, l'”incuria dei privati“. Il risultato, ad oggi ancora visibile, oltre ai disagi arrecati alla circolazione cittadina, è la chiusura di un pezzo di strada importante sotto Piazza Grimana, fondamentale per i collegamenti con Ponte Rio e Ponte Felcino: la riapertura di Viale Sant’Antonio evita ai veicoli che provengono dalla zona nord di Perugia lunghe percorrenze, mentre la sua chiusura determina ad oggi un notevole afflusso di traffico lungo Via Pascoli, Viale Orazio Antinori, Galleria Kennedy e nella zona di Porta Pesa. E allora se l’urgenza è estrema, come è scritto anche sugli atti del Comune, agli uffici dell’assessorato Mobilità e Infrastrutture non rimane che assegnare l’appalto per l’esecuzione dei lavori di stabilizzazione e risanamento della frana.
Ieri (5 novembre, ndr) da Palazzo Grossi è arrivato l’ultimo lascia passare: a eseguire i lavori sarà una ditta di Vercelli, la PMP Costruzioni Srl, risultata vincitrice della gara d’appalto tra le altre dieci ditte proponenti che avevano poi effettuato anche il sopralluogo come da bando di gara, per un importo di aggiudicazione di 311mila euro. L’aggiudicazione è divenuta definitiva solo lo scorso 28 ottobre, quando il 21 di settembre scorso era già stata emessa una determina dirigenziale da Palazzo Grossi dopo l’apertura delle buste per la gara d’appalto avvenuta il 18 settembre. La PMP era già stata giudicata vincitrice a settembre, seppur in maniera provvisora in base al verbale.
La storia del risanamento della frana di Viale Sant’Antonio comincia già a gennaio scorso, quando Palazzo dei Priori approvò il Programma Triennale delle opere pubbliche per il biennio 2015-2017, che prevedeva per quest’anno i lavori di bonifica idrogeologica della strada Sant’Antonio per un importo complessivo di 500mila euro. A febbraio arrivò l’approvazione per la progettazione preliminare dell’intervento, per un quadro economico complessivo di 580mila euro. Si attendono ora “ruspe e picconi”, come si attende che la “Smart City” della cui realizzazione l’amministrazione Romizi si è fatta carico dia i suoi frutti anche per le altre aree perugine a rischio idrogeologico. Dall’Unità di Missione del Ministero dell’Ambiente dovrebbero infatti arrivare 62milioni di euro, utili a finanziare progetti di messa in sicurezza immediatamente cantierabili, tra cui quello dell’area di Santa Margherita e del Bulagaio, che hanno ottenuto l’attenzione del Ministero stesso e che comportano una spesa di circa 45milioni di euro.
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