Classe 1991 e un futuro da predestinato. Pasquale Sibillo, detto “Lino”, è stato arrestato a Terni con un blitz coordinato dalla Squadra Mobile di Napoli ed eseguito dagli agenti di Terni, città dove il baby boss, latitante dal giugno dello scorso anno, aveva trovato rifugio da poche settimane. A 24 anni, già boss del clan Forcella, era già in lotta, con ‘la paranza dei bambini’, cartello camorristico che aveva raccolto giovani aspiranti ‘boss’, per il controllo del centro di Napoli, aprendo una ‘guerra’ contro la potentissime famiglie partenopee dei Mazzerella, Del Prete e Baldassarre. Proprio in una faida tra clan perse la vita il fratello di “Lino”, Emanuele Sibillo, assassinato il 3 luglio 2015 con 3 proiettili esplosi dal killer alla schiena.
L’arresto del boss latitante è stato accolto con grande soddisfazione dalle maggiori cariche dello stato, in primis dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi che, con un tweet, si è complimentato con le forze dell’ordine affermando che “L’Italia non è il paese degli impuniti”.
Grazie alla Polizia e agli inquirenti per l’arresto di Lino Sibillo. L’Italia non è il paese degli impuniti #OrgoglioPaese
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 Novembre 2015
Anche Angelino Alfano, con una nota, ha sottolineato che è stato “un risultato straordinario raggiunto grazie alla grande capacità degli operatori della Polizia di Stato nell’attività di contrasto al crimine organizzato e al delicato lavoro dei magistrati”.
Titolare dell’inchiesta sono i pm di Napoli, Henry John Woodcock, Francesco De Falco e del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, che stanno ancora indagando su eventuali infiltrazioni camorristiche nella città di Terni. “La Squadra Mobile di Terni – afferma il comandante di Terni, Alfredo Luzi – è a disposizione come appoggio logistico e operativo alla DDA di Napoli. Sibillo era in città solo da pochi giorni. Non permetteremo che in città si radichino cellule criminali di stampo mafioso”.
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