Quando è stato lanciato l'allarme della sua morte, intorno alle 19 di ieri, la poveretta era già morta da diverse ore. Uccisa in modo crudele dal suo convivente già la notte precedente. Lui l'ha colpita a testate e morsi, anche se gli inquirenti non escludono l'uso anche di oggetti contundenti, tanto che in quell'appartamento del villaggio Enel di Bastardo, nel territorio comunale di Giano dell'Umbria, ne sono stati sequestrati alcuni.
E' quanto hanno rivelato il Procuratore della Repubblica di Spoleto Gianfranco Riggio ed il capitano della Compagnia carabinieri di Spoleto Pasquale Megna, durante una conferenza stampa svoltasi nella tarda mattinata di oggi in Procura alla quale ha preso parte anche il colonnello Carlo Corbinelli, comandante provinciale dell'Arma.
Lei, la giovane Elena, abitava a Gualdo Cattaneo, dove faceva la badante. Poi sei mesi fa aveva conosciuto Ionut Farcas, un suo connazionale di un anno più piccolo. Un bel ragazzo che aveva conquistato subito il suo cuore e l'aveva convinta ad andare ad abitare con lui a pochi km di distanza, nel Villaggio Enel di Bastardo. Non avendo bisogno di soldi, visto il buono stipendio che prendeva Ionut, che faceva il muratore, Elena al momento non lavorava. Ma non le stava bene che il suo ragazzo tornasse troppo tardi a casa. E questo, come hanno appurato gli inquirenti, era motivo di continuo litigio. Fino al tragico epilogo. Ionut non sopportava più la gelosia della convivente, quando poi lei ha alzato le mani su di lui, colpendolo al volto e sembra addirittura provocandogli una ferita, lui non c'ha visto più ed ha cominciato ad infierire su di lei. Con testate e morsi, in tutte le parti del corpo. Gli inquirenti non escludono che il ventitreenne abbia utilizzato anche oggetti per colpirla, ma sarà solo l'autopsia – che verrà effettuata venerdì a Terni – a chiarire orario e modalità della morte. Sembra comunque che la morte della poveretta non sia stata immediata. Ionut per qualche ora si è tenuto tutto dentro, poi ha confidato quello che era successo alla compagna di suo fratello, che abita nella zona, anche se in un'altra via, quindi si era allontanato, a bordo del suo inseparabile motorino. La donna, anch'essa straniera, ha aspettato che tornasse il suo convivente dal lavoro per raccontargli tutto. Quindi, insieme, hanno chiamato i carabinieri. Ed insieme ai militari giunti sul posto hanno architettato il tranello. Il fratello ha telefonato a Ionut al cellulare, tranquillizzandolo, poi gli ha passato un maresciallo, che attraverso una brillante opera di persuasione lo ha convinto che non era successo nulla di grave, che Elena non era morta e di tornare nell'appartamento del Villaggio Enel, che le cose si sarebbero sistemate. Lui ci ha creduto ed è tornato a casa, ma all'inizio della via ha trovato i carabinieri che lo aspettavano, che lo hanno arrestato e portato al supercarcere di Spoleto. Per lui l'accusa è di omicidio aggravato dai futili motivi, dal fatto che fosse compiuto in un'ambiente familiare alla vittima e per la crudeltà. Domani si terrà la convalida dell'arresto.
Il colonnello Corbinelli, durante la conferenza stampa, ha voluto lodare “la tempestività con la quale è stata fatta chiarezza” ed il fatto che “il maresciallo ha gestito in modo intelligente la situazione, con una capacità di negoziazione degna di lode”.
Nel frattempo i militari dell'Arma si sono mossi attraverso l'ambasciata rumena per rintracciare i familiari della giovane donna uccisa. Ieri sera, intanto, sono stati sentiti anche il fratello dell'omicida e suo zio, che viveva nella stessa palazzina dove si è verificato l'omicidio, ma che presumibilmente non c'era quando è successo tutto. Ionut, che in un primo momento ha ammesso tutto, durante l'interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore è l'avvocato Paolo Feliziani.
(Sara Fratepietro)
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