Un vero e proprio arsenale di armi è stato sequestrato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Terni dopo un operazione avvenuta all’alba della giornata di ieri, 3 marzo. Fucili a canne mozze, manette, baionette, armi da guerra della seconda guerra mondiale, fucili con binocoli, silenziati, proiettili da mortaio e quasi 12.000 munizioni.
Tratto in arresto un uomo, nato a Terni poco più che quarant’enne, incensurato, celibe, nullafacente e sprovvisto di porto d’armi. Gli inquirenti sembrano essere certi che esclusivamente lui si occupasse delle armi, nascoste in un covo lontano dall’abitazione che divideva con i genitori e fratelli, facendone anche la manutenzione. L’uomo è in prigione con i capi di accusa di detenzionamento illegale di armi clandestine, detenzionamento illegali armi comuni da sparo, detenzionamento illegale di parti di armi da guerra, ricettazione ed omessa denuncia. Il Pm di competenza la dott. Camilla Coraggio.
Nella conferenza di questa mattina, al Comando Provinciale di Terni, il Tenente Marcucci ha illustrato i dettagli dell’operazione. Era da tempo che gli inquirenti seguivano l’uomo e dopo essere certi dell’ubicazione del ‘covo’ e che vi fossero effettivamente occultate armi hanno agito. Prima la perquisizione nella casa, dove l’uomo abitava con i familiari, poi il sopralluogo nel nascondiglio situato in una zona di Cesi, lontano dalla casa di residenza. Il ‘covo’ era protetto da una porta blindatissima, tanto che ci sono voluti diversi minuti prima di riuscire ad entrare nel luogo. All’interno, su diversi scaffali e su assi nascoste nel suolo sono state rinvenute le molteplici armi; tutte sprovviste di matricola, il che fa pensare agli inquirenti che l’indagato le volesse replicare.
Tra le armi rinvenuta anche una pistola calibro 22, l’unica matricolata, rubata durante un furto in abitazione. L’arsenale verrà inviato ai RIS di Roma per l’analisi delle armi che aiuteranno gli inquirenti a capire se siano state utilizzate in passato in altre scene del delitto. Continuano le indagini per comprendere l’effettivo motivo della detenzione, di cui l’uomo non ha dato giustificazione.
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