Fausto Stocchi, il responsabile della Camera del Lavoro di Spoleto, ha lasciato l’incarico. Ieri mattina, infatti, i quadri comprensoriali e provinciali della Cgil si sono riuniti nella sede del Tessinello per rigraziare e salutare il ‘compagno Stocchi’, che da oggi viene sostituito da un coordinamento di 12 dirigenti (presieduto dal folignate Filippo Ciavaglia) che entro settembre prossimo dovrà individuare e nominare il nuovo reggente la Camera del Lavoro. La notizia, rimasta finora blindata, è rimbalzata solo nelle ultime ore, complice anche il provinciale cigiellino che ieri ha diramato il comunicato-saluto solo ad alcuni giornali.
55 anni, originario di Terni ma con parte della famiglia a Spoleto (il papà era un artificiere dello stabilimento militare di Baiano), ex tuta blu delle Acciaierie, Stocchi ha trascorso ventuno anni nel sindacato, arrivando a ricoprire anche l’incarico di segretario regionale della Cgil Umbria. Amico dell’indimenticato Assuero Begherelli ma anche del segretario nazionale Guglielmo Epifani (che in una manifestazione a Bari di qualche tempo fa mollò gli interlocutori per andarlo ad abbracciare), a Stocchi sono legate alcune delle pagine più importanti del sindacato umbro.
Nel 1987 è il segretario generale della Fiom di Spoleto e Foligno. Tre anni difficili, quelli della salvezza (una delle tante) della Industrie Minerva, delle ristrutturazioni di aziende quali Umbria Cuscinetti e Pozzi. La concertazione è ancora lontana, quella concertazione che porterà a volte certi sindacalisti ad essere più “striscianti cogestori” delle vertenze, più che “controparti” delle Proprietà. Il salto a Perugia è breve e nel 1990 (fino al 1997) diventa segretario regionale della Cgil Umbria e poi (fino al 2003) segretario provinciale della Filcams, la complessa categoria delle cooperative di servizi. Sono gli anni delle lotte più dure per i soci delle cooperative, che solo nel 2001 vedranno riconosciuti la pari dignità contributiva dei lavoratori dipendenti.
Alla fine del 2002 il segretario regionale Mario Giovannetti e quello provinciale Riccardo Fioriti decidono di puntare ancora una volta su Fausto Stocchi per risollevare la crisi in cui versa la Cgil di Spoleto e della Valnerina. Che dalla lotta di classe dei ‘lavoratori’ si era ormai da anni adagiata nella ‘lotta dei sindacalisti’. In poco conquista la stima e la fiducia dei lavoratori e delle istituzioni pubbliche e private, a dispetto di alcuni collaboratori che, dietro l’autonomia, nascondono più di una invidia e tentano di fare terra bruciata intorno al responsabile della Camera del Lavoro. Da tute blu e colletti bianchi è costretto a volte ad apprendere di crisi industriali quali quelle dello Stabilimento Militare, della Minerva, etc. Complicando così più del previsto ogni trattativa. Si rimbocca le maniche e già nel 2003 strappa, insieme alla Amministrazione Brunini, il primo Patto per lo Sviluppo della Città. Costretto a difendere la Camera del Lavoro da certi attacchi interni che la vorrebbero declassare ad una sorta di information point. Quando parla di ‘proletariato’ pensa ad un nuovo concetto (ormai vecchio altrove): quello di “Spoleto proletaria”, spostando così la lotta del singolo lavoratore a quella della città. La cultura operaia, ancora oggi presente a Terni (guardasi i blocchi autostradali della TK) come a Perugia, qui non esiste più, per la soddisfazione dei sincadati autonomi che, agli albori del nuovo millennio, vedono registrare sempre maggiori consensi. Stocchi fa il suo lavoro, recupera, come, dall’altra parte del Tessinello, in Via Nursina, lo sta facendo Bruno Piernera per la Cisl.
Poi i regali di rito: due orologi cronografi, per la gioia di Stocchi che è un piccolo collezionista (ne possiede una cinquantina). Ieri mattina i dirigenti che chiedevano spiegazioni a Mario Bravi della fine dell’incarico di Stocchi, si sono sentiti rispondere “sarebbe dovuto rimanere a Spoleto 24 mesi, il suo compito è durato invece 66 mesi”. La commozione comunque ha spazzato via anche le polemiche di coloro che si sono affezionati in questi anni a Faustone o, come lo aveva ribattezzato qualcuno, lo Shel Shapiro di Spoleto (per la somiglianza con il cantante). Senza sapere però che Stocchi ha deciso di non lasciare Spoleto. (Carlo Ceraso)
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