A quale ternano, passeggiando per il parco “La Passeggiata”, non è venuta voglia di bere dalla nota ‘sfinge’, ex monumento trasformato in fontanella ‘svariati anni or sono’?
Purtroppo la sfinge in questione, necessitando di manutenzione, viene presa in ‘cura’, per ripristinare la sua funzione di fontanella pubblica, non esercitata da qualche tempo. Perché purtroppo? Non è cosa buona e giusta la manutenzione di un monumento od un ornamento pubblico? No, se fatto con superficialità, pressapochismo e senza un minimo di criterio artistico. Il risultato è un monumento sfregiato di cui forse un vandalo avrebbe avuto maggior pietà.
La denuncia arriva da un indignato Michele Rossi, di Terni città futura, di cui si riporta la descrizione dello ‘scempio’ alla sfinge: “le hanno pugnalato la schiena con un grosso ed antiestetico rubinetto, per inserire la tubazione in plastica per l’adduzione dell’acqua potabile, l’hanno segnata con una lunga cicatrice richiusa in maniera grossolana e frettolosa con un materiale che spicca violentemente per il suo colore dissonante con la statua, nella stessa bocca è stato inserito un piccolo beccuccio in plastica bianca. Siamo in presenza di un intervento messo in campo con una violenza tale da non ammettere scusanti e che trasmette solo una totale inadeguatezza, una profonda incapacità di intervenire su un manufatto antico e soprattutto il più totale menefreghismo e la più becera ignoranza. Non sfugge a nessun occhio attento come un tale intervento andasse affidato a persone dalle adeguate competenze e che questo andasse vigilato dalle autorità competenti nella sua esecuzione”.
Le immagini della ‘martoriata’ sfinge hanno già fatto il giro della rete, tramite il social network per eccellenza, Facebook, ed hanno provocato l’indignazione di molti cittadini ternani. Quello che si chiedono in molti è probabilmente quello che si domanda lo stesso Michele Rossi: “Si vuole sapere chi l’ha commissionato, l’ha autorizzato e sopratutto perché non ha controllato e verificato la qualità dell’esecuzione”.
Immagine di Michele Rossi