Il rifiuto ad un invito non è mai cosa piacevole, sia per chi lo sollecita sia per chi lo respinge. In questo caso, però, alla base della rinuncia non ci sono le solite scuse banali ma importanti principi riguardanti la produzione di una golosa materia prima: il cioccolato.
L’invito di cui si è appena parlato è stato inviato dalla manifestazione perugina Eurochocolate agli organizzatori dell’altro importante evento umbro sul cacao, Altrocioccolato. La proposta avviata dagli addetti della prima kermesse è stata quella di lavorare e collaborare insieme ai secondi, nell’ambito del Chocoday, sul cioccolato equosolidale, elemento alla base della tre giorni tifernate.
Il rifiuto di questa offerta da parte di Altrocioccolato, nasce dal fatto che Eurochocolate non si occuperebbe solo di questa forma di commercio “rispettoso” ma promuoverebbe, infatti, anche grandi marche delle più famose multinazionali del cioccolato che, nella loro produzione userebbero metodi tutt’altro che equo solidali.
A sostegno di questa convinzione, sul web, c’è un video intitolato “The Dark Side of Chocolate”, che documenterebbe come l’industria della cioccolata, che ogni anno riempie gli stand di Perugia, si serva dello sfruttamento del lavoro minorile in Africa.
All’indomani della conferenza organizzata per lanciare il Chocoday, dunque, Altrocioccolato ci tiene a confermare il suo rifiuto e ricorda: “Come movimento del commercio equo garantito da AGICES (Assemblea Generale Italiana Commercio Equo e Solidale), abbiamo promosso un ‘Manifesto per un Cacao Equo e Solidale’ libero da schiavitù, ingiustizia e sfruttamento del lavoro minorile, scaturito da una approfondita ricerca della quale suggeriamo la lettura a quanti, compreso Eurochocolate, vogliano approfondire il tema dei prodotti Equosolidali, sperando che davvero ci si muova tutti per un mondo migliore”.
“Non aderiremo al Chocoday proposto da Eurocholate – concludono gli organizzatori di Altrocioccolato – perché troviamo difficile partecipare a un movimento che propone un Cioccolato Equo supportato dalle stesse aziende che hanno creato le incresciose situazioni contro le quali si cercano soluzioni. È difficile raggiungere risultati concreti con qualche prodotto certificato e addetti del tutto all’oscuro di ciò che stanno vendendo, per poter affermare di fare commercio equo e solidale. Il Commercio equo, quello realmente garantito, si è riunito dal 10 al 12 ottobre a Città di Castello“.