Dopo l’imponente manifestazione dello scorso 17 ottobre e le parole di Renzi “il governo continuerà a svolgere un ruolo di mediazione tramite il ministro Guidi” – ha detto il premier – secondo quanto riportato dall’agenzia Adn Kronos la Thyssen avrebbe riconfermato i 537 licenziamenti. Mentre aumenta il fronte degli operai che stanno beneficiando della ‘buonauscita’ offerta dalla multinazionale tedesca, l’asse Governo-sindacati sembra spaccarsi. Renzi ha avuto parole dure: “I sindacati giocano a mettere la piazza contro il Governo, e la piazza di Terni è una piazza che fa pensare – ha detto il premier – perché ha fischiato anche gli esponenti dei sindacati”.
Nella giornata di oggi intanto, il consiglio comunale è stato interrotto per mancanza del numero legale, in quanto i consiglieri del Pd sono andati di gran carriera in Via Mazzini per il direttivo del partito sulla vicenda Ast. Ci aveva provato Cavicchioli, capogruppo del Pd, a chiedere all’assemblea la sospensione della seduta, ma i voti gli hanno dato torto: su 28 votanti, 16 a favore, 7 contrari e 5 astenuti. Così l’unico modo per i consiglieri del Pd, per mettere fine al consiglio, è stato quello di abbandonare la sala di Palazzo Spada.
Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, contestato per non essersi esposto sul palco della manifestazione generale, è tornato sulla questione con una lunga nota, che riproponiamo integralmente: ”La manifestazione sindacale di venerdì – dichiara il sindaco Leopoldo Di Girolamo – segna un punto molto importante nella storia della nostra città e contiene messaggi che tutti dobbiamo essere in grado di cogliere.
Indipendentemente dal numero esatto dei partecipanti, 15.000 o 30.000, è stata sicuramente la più grande manifestazione che la città ricordi. Più di quella del 2004 in difesa del Magnetico, più di qualsiasi altra manifestazione politica o istituzionale.
Quando la testa del corteo è entrata in una piazza della Repubblica già affollata, la coda doveva ancora partire da viale Brin. E lungo il percorso che il corteo ha attraversato c’erano centinaia, migliaia di cittadini a salutare, incoraggiare e solidarizzare con i partecipanti. C’era tutta Terni. Non sono stati solo i commercianti del centro a rimanere chiusi, ma anche quelli delle periferie: da Borgo Bovio a Borgo Rivo, da Cospea a Cesure, fino a quelli di Narni. E c’erano gli studenti, i lavoratori delle cooperative, quelli della scuola, della sanità, degli Enti Locali. Ed i lavoratori delle altre imprese, da quelle in difficoltà quali la SGL Carbon, della Merloni, a quelle che ancora riescono a tenersi sul mercato. E gli artigiani, gli ordini professionali, i titolari di piccole imprese. Ed i pensionati. Quelli che hanno speso una vita dentro la fabbrica, che è stata non solo fonte del reddito indispensabile a realizzare alcuni progetti di vita, ma luogo fondamentale di formazione, di relazione, di identità. Questo stringersi assoluto, totale, della città intorno alla sua fabbrica simbolo testimonia, se ancora ce ne bisogno, il legame profondo ed indispensabile della “Terni” con la città.
Perché la storia della “Terni” è in gran parte la storia della città, ancora oggi. Qualcuno in questi anni ha messo in discussione questo legame, ha postulato il fatto che la città potesse fare a meno della sua fabbrica, che fosse ora di superare la produzione manifatturiera pesante, a causa delle servitù sociali ed ambientali che provoca, per passare ad altre tipologie di produzione di ricchezze: piccola impresa artigiana, servizi, turismo. Quanto accaduto in questi due anni, e soprattutto quanto visto venerdì, ci conferma invece che tutte queste attività dobbiamo certamente farle crescere ma non allo scopo di sostituire la produzione di acciai speciali, ma di integrarla, fornendo ai nostri giovani alternative di lavoro. A Terni ed all’Acciaieria si è stretta tutta l’Umbria. Tutti i 93 comuni umbri hanno aderito alla manifestazione e moltissimi di loro, oltre sessanta, erano presenti con i sindaci ed i gonfaloni, così come la Regione ed i parlamentari. Perché AST non è fondamentale solo per Terni, ma per tutta la Regione, costituendone un fattore indispensabile di produttore di ricchezza, di lavoro, di tecnologie”.
“Era legittima la preoccupazione – prosegue il sindaco – che il clima di forte tensione che si respirava in città potesse portare ad episodi che mettessero a rischio l’ordinato svolgersi della manifestazione. Ed invece, diversamente da quanto accaduto a Torino, tutto è avvenuto senza alcun incidente. E’ stata un’ulteriore prova di maturità e democrazia dei lavoratori e dei cittadini ternani.
Durante il comizio gli interventi dei leader nazionali dei sindacati hanno subìto la contestazione di una parte dei partecipanti. Un fenomeno che si è verificato in forma anche più clamorosa nei giorni precedenti nei confronti degli amministratori comunali, in primo luogo il sottoscritto.
Sono contestazioni che provocano amarezza in chi, in questi due anni e mezzo, ritiene di aver fatto di tutto per cercare di dare una soluzione positiva ad una vicenda così complessa e straordinaria quale quella che sta vivendo AST. Di aver speso tutto quello che il suo ruolo gli ha consentito di fare. Al di là di quanto, con tutto il cuore, vorremmo fare.
L’ho fatto assicurando presenza e partecipazione a tutte le iniziative assunte dalle rappresentanze dei lavoratori a difesa della integrità e del futuro del sito aziendale: scioperi e manifestazioni, da quella del 4 giugno con la famosa “manganellata”, al blocco della autostrada ad Orte. Come Amministrazione Comunale lo abbiamo fatto assumendo iniziative autonome. Dai consigli comunali tematici nei quali abbiamo chiamato a riferire anche il Governo, alla trasferta a Strasburgo per incontrare il vice Presidente J. Almunia ed i gruppi parlamentari europei. Lo abbiamo fatto portando a Terni, affinché potessero rendersi conto di persona della unicità di questa azienda, importanti esponenti dello Stato e del Governo: dal Presidente del Senato Grasso al ministro dello Sviluppo Economico Zanonato. Lo abbiamo fatto esercitando una azione diplomatica nei confronti di possibili acquirenti. Lo abbiamo fatto nella continua e comune presenza attiva, giorno e notte, al tavolo della Trattativa alla Presidenza del Consiglio o al MISE, cercando di lavorare ad una intesa che salvaguardasse la fabbrica ed i lavoratori. Ma quei fischi e quelle urla ci dicono, al di là delle nostre valutazioni, che una parte di cittadini e lavoratori non ritiene sufficiente questo sforzo e questo impegno. Dobbiamo ascoltarli.
Provando, tutti insieme, a fare di più. Ma senza andare verso strade impraticabili quali quella della rinazionalizzazione o autolesionistiche quali quella del commissariamento per un supposto ‘disastro ambientale’. Ma in primo luogo incalzando il Governo italiano ad assumere con più forza la difesa dell’interesse nazionale che AST rappresenta. Attraverso un impegno diretto più incisivo per quello che riguarda i costi energetici e la infrastrutturazione materiale, ma soprattutto aumentando la pressione verso la controparte per garantire un piano industriale che sia più rassicurante in merito al mantenimento pieno della capacità produttiva a caldo ed un incremento adeguato in quella a freddo, e tutelando l’occupazione attraverso l’adozione dello strumento dei contratti di solidarietà. Uno strumento che allo stesso tempo garantisce importanti risparmi sul costo del lavoro all’azienda ma salvaguarda il posto di lavoro. Ed in secondo luogo attraverso un impegno ancora più rilevante delle amministrazioni pubbliche su ricerca, formazione ed infrastrutture.
E’ quello che abbiamo provato a raggiungere in questi mesi di difficilissima trattativa. Riuscendoci solo in parte. Ora il confronto riprende e ci arriviamo forti della spinta che la grande manifestazione di venerdì ci dà. Ma consapevoli anche che possiamo raggiungere un risultato positivo solo se il nostro fronte continua a lavorare unito. Dividerci e rimpallarci responsabilità non fa altro che il gioco della controparte. Vanno recuperate pienamente quindi quelle crepe che si sono evidenziate in questi ultimi giorni. Attraverso un confronto schietto e costruttivo. Lo dobbiamo ai lavoratori dell’AST, ai lavoratori dell’indotto, ma più complessivamente alla città”.