Due ‘storie di ordinaria follia’, di quelle che mai penseresti possano accadere nella tranquilla provincia spoletina. E che invece hanno condotto alla sbarra due uomini, presunti colpevoli di violenze e angherie di ogni genere nei confronti della moglie e del figlio minorenne. Entrambi i processi sono approdati oggi presso il tribunale di Spoleto di fronte al giudice Augusto Fornaci, che ha però dovuto differirli ad altra data e dinanzi ad un altro giudice per incompatibilità, avendo avuto a che fare con entrambi in precedenza.
Il marito – Il primo protagonista è un uomo sulla quarantina, residente nel comprensorio, che tra il 2000 e il 2007 avrebbe fatto passare le pene dell’inferno alla sua compagna. L’episodio più agghiacciante risalirebbe proprio al 2000, quando la moglie era in attesa della terza figlia. Lui l’avrebbe presa a calci sulla pancia e minacciata con una pistola dopo averla costretta ad inginocchiarsi a terra e aver sparato un colpo in aria. Nel tempo altri episodi, meno eclatanti ma comunque molto gravi. Come quando, nel 2004, avrebbe incontrato la donna per strada con un solo figlio al seguito e, rimproverandola per aver lasciato soli gli altri due, le avrebbe scagliato addosso una pietra mancandola per pochi centimetri. O come l’anno successivo, quando sarebbe rincasato ubriaco e avrebbe svegliato la moglie afferrandola per i capelli e riempiendola di schiaffi, prima di spintonarla a terra e procurarle lesioni che i medici del pronto soccorso giudicarono guaribili in 20 giorni. L’avrebbe anche mortificata dal punto di vista estetico mettendola a paragone con la sorella, alla quale, raccontano i fascicoli processuali, avrebbe inviato degli sms dal chiaro contenuto erotico. Il processo tornerà in aula di fronte al giudice Delia Anibaldi nel giugno del 2015.
Il padre – Circa un mese prima invece, tornerà in aula l’altro procedimento rinviato oggi per incompatibilità del giudice, quello che vede alla sbarra un padre sulla cinquantina, di origine marocchina ma residente da tempo a Spoleto, accusato di maltrattamenti sul figlio minore, appena 14enne all’epoca dei fatti. Che, raccontano i fascicoli, si sarebbero consumati nell’autunno 2011 con modalità agghiaccianti. L’uomo avrebbe preso a schiaffi sul viso e pugni allo stomaco il figlio a più riprese, fino a quando, all’apice della rabbia, lo avrebbe ferito al tronco e alle spalle con dell’acqua bollente e posate arroventate (più di una volta secondo il quadro accusatorio) dopo avergli legato le mani. Fu il bambino stesso a trovare il coraggio di denunciare il padre, presentandosi di sua spontanea volontà al Comando dei Carabinieri di Spoleto. I militari decisero di allontanarlo dalla casa familiare ed affidarlo ai servizi sociali del comune, che lo trasferirono in una struttura protetta.
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