Le donne dei pusher / Storie di sesso, droga e baratto - Tuttoggi.info

Le donne dei pusher / Storie di sesso, droga e baratto

Sara Minciaroni

Le donne dei pusher / Storie di sesso, droga e baratto

Ragazzine che si offrono per avere la dose, matrimoni di "convenienza" / Viaggio nelle tossicodipendenze "di genere"
Mar, 23/09/2014 - 20:43

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L’ennesima storia, quella emersa nelle scorse ore, che porta alla luce un agghiacciante fenomeno: quello di donne giovani o giovanissime, spesso madri, che nel tunnel della tossicodipendenza si legano “per forza o per amore” al loro spacciatore. Quasi sempre queste donne si ritrovano disposte a spacciare e anche, come accaduto nell’ultimo fatto di cronaca a nascondere nel loro corpo, insieme al figlio che hanno in grembo, la droga del loro compagno.

Lady-pusher. La cronaca purtroppo è piena di episodi come questo. Storie di ragazze il cui “pusher-fidanzato” le invia in strada con la dose pronta per il cliente, “contata” affinché la ragazza non ne approfitti per sottrarre la dose alla vendita e assumerla lei stessa. Donne o ragazzine che cedono il proprio corpo per avere la droga, di cui non possono più fare a meno. Storie di un sottobosco cittadino difficile da interpretare, da giudicare, da scoprire. Molto spesso queste drammatiche vicende emergono dalle operazioni delle forze di polizia, quando le giovani vengono fermate o arrestate o confinate ai domiciliari perché incinte. Sempre più spesso queste giovani donne sono italiane, e questo non è un caso visto che tali relazioni non di rado culminano in matrimoni di convenienza con i quali gli spacciatori extracomunitari si garantiscono la cittadinanza italiana e a volte anche “l’immunità” dall’imminente espulsione.

Un anno col pusher. Tra queste c’è una storia che vale per tutte. Quella di una giovane che chiameremo Cristina. Cristina entra in cura al centro di salute mentale perché soffre di depressione e da tempo fa uso di droghe. La sua storia familiare viene raccontata nelle sedute di terapia e non è certamente delle più facili. Ad un certo punto del trattamento però Cristina sparisce. Salta gli appuntamenti. Smette anche di fissarne di nuovi. Cristina ha conosciuto un ragazzo che le vende la droga e lei ha deciso di andare a vivere con lui. Che sia per un vero sentimento o per un “dare-avere” basato sull’uso di droga e l’offerta sessuale è un confine difficile da definire perché, come spiega lo psichiatra Gianfranco Salierno (responsabile del centro salute mentale del Trasimeno) “finisce per crearsi un rapporto complesso fra la consumatrice di droga, soprattutto se si tratta di dipendenza da eroina o cocaina, e il suo spacciatore. Un rapporto di dipendenza fisica e psicologica”. Alla fine Cristina torna in terapia. Dopo un anno. Cristina è completamente cambiata. Racconta delle percosse e degli abusi subiti. Si ripresenta trasformata, notevolmente ingrassata, le mancavano i denti. L’uso di sostanze e il degrado della vita che aveva condotto l’avevano distrutta.

Darsi in cambio di droga. “Conosco purtroppo questo fenomeno – racconta Salierno – molto spesso da me arrivano ragazze, anche giovanissime. Le loro storie sono tremende. Capita che anche a 16 anni abbiano offerto il loro corpo in cambio di ‘sesso estemporaneo’, un modo per pagarsi la dose. Hanno relazioni con chi gli fornisce la droga, a volte si tratta di droghe leggere, altre volte no”. Secondo lo psichiatra queste ragazze di solito appartengono a ceti sociali medio-alti, insomma non hanno grossi problemi economici. Eppure, invece di pagare, si offrono. “Hanno però gravi problemi familiari alle spalle – sottolinea Salierno – non di rado mi capita di trattare casi in cui la tossicodipendente va a vivere a casa del pusher, instaurando con lui una relazione di tipo affettivo anche se mediato dagli stupefacenti”.

Cambiano i rapporti dello spaccio. Un racconto agghiacciante ma come spiega il terapeuta “queste storie sono così, purtroppo accadono, sono reali e si verificano. Non sono certo all’ordine del giorno ma esistono e sono relazioni devastanti”.  E si verificano perché lo spaccio di droga ha continuamente bisogno di cambiare pelle per sfuggire ai controlli sempre più serrati delle forze dell’ordine e allora “la piazza”, quella tradizionale dove un venditore vale l’altro, non esiste più. I clienti si “fidelizzano” ai loro pusher, o meglio al loro numero di telefono. Tossicodipendente e venditore si conoscono, così capita che se l’acquirente è una donna e lo spacciatore un coetaneo o poco più, venga chiesto un “trattamento di favore”, o persino un baratto tra sesso e droga. Sesso che velocemente può essere consumato anche nei parchi dove la droga viene venduta e fumata o sniffata o iniettata, dove tutto, persino “l’amore” dura il tempo di uno scambio. Oppure il “contratto” stipulato in strada viene “onorato” nel “covo” stesso dello spacciatore.

Il sesso e il crack nella casa del pusher. Questa è la storia di un’altra ragazza, avvenuta quando lei aveva poco più di  18 anni e il crack era in quel momento il suo unico vero, perfido, amico. Il suo “fidanzato” era uno spacciatore tunisino che le vendeva “i cristalli” e che un giorno le chiese di andare in casa sua. La ragazza “strafatta” ci rimase per diversi giorni, stando al suo racconto la fecero fumare, tanto che lei rimase praticamente stordita e in quella condizione fece sesso con almeno due dei suoi amici. “A ripensarci oggi – confida pregandoci di non rivelare la sua identità – mi viene una grande rabbia, per quello che mi hanno fatto ma soprattutto per quello che io ho fatto a me stessa. Oggi sono pulita, ma certi vissuti non si cancellano mai”. 

Tossicodipendenze di genere. Le ragioni che spingono all’uso sono diverse nei due sessi: gli uomini usano sostanze per provare sensazioni forti, le donne per reagire a situazioni di stress e placare l’ansia; gli uomini usano le sostanze come esperienza trasgressiva, le donne le usano per auto-medicarsi (Haseltine 2000, Hser 1987, Marsh 1985). Nello studio americano di Hser, i tossicodipendenti maschi erano più propensi rispetto alle donne a iniziare ad usare eroina in situazioni di gruppo; l’inizio dell’uso nel genere femminile veniva invece associato all’influenza del partner, variabile completamente assente nel genere maschile (Hser 1987), o osservata con frequenza molto inferiore negli uomini (33% vs 68%) (Riehman 2003). Questa caratteristica dell’inizio dell’uso è stata osservata in molti altri studi (Rosenbaum 1981, Marsh 1985, Powis 1996, Evans 2003): è definita in letteratura come “doppia dipendenza” è definita in letteratura come “doppia dipendenza” dal partner e dalla sostanza; in principio la co-dipendenza non è un fenomeno specificamente femminile, ma pressioni sociali e culturali ne determinano l’assoluta prevalenza nelle donne (Stocco 2000, Taylor 1993). In letteratura si osserva una maggior frequenza dell’avere un partner tossicodipendente tra le donne rispetto agli uomini (Winhusen 2003, Stewart 2003). Questo ruolo determinante del partner nella tossicodipendenza femminile, secondo Hser (1987), fa sì che la donna assuma modelli di consumi propri dell’uomo, modelli che quindi non presentano grandi differenze per quanto riguarda la frequenza del consumo e delle ricadute, dei periodi di astinenza e del simultaneo uso di altre droghe. (Tratto da “Differenze di genere nello studio Vedette”).

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