Erano le 16:10 del 21 Agosto, quando al numero d’emergenza “112” è arrivata una telefonata di un anziana donna con accento inglese. Con voce singhiozzante chiedeva aiuto all’operatore della Centrale Operativa. I suoi due figli (classe 62’ il primo e portatore di un handicap mentale e classe ’68 il secondo) e le sue tre nipoti (due gemelline di 11 anni ed una di 10 anni), tutti residenti ad Oxford, due ore prima stavano facendo il bagno nel lago di Corbara giocando con un materassino gonfiabile.
L’anziana donna, rimasta sulla riva del lago, dopo poco li aveva persi di vista ed a distanza di due ore tutta la famiglia sembrava sparita nel nulla. Si è temuto il peggio: i Carabinieri conoscono le insidie del bacino della diga sul Tevere. La corrente del lago è un nemico infido, latente, arriva ed in un batter di ciglia ti allontana dalla riva con la sua forza tale da rendere difficile in alcuni giorni anche la navigazione per i piccoli natanti figuriamoci ai bagnanti; ieri di corrente ce ne era più del solito.
E poi pericolosissima è la costa dove è avvenuta la scomparsa, fango alto almeno un metro, nessun veicolo riesce a passare figuriamoci le gambe di bambine in difficoltà. L’operatore della centrale operativa della Compagnia CC di Orvieto non si è perso d’animo. Immediatamente ha avvisato la pattuglia della Stazione CC di Baschi in servizio, e subito dopo ha chiesto l’ausilio dei natanti dei Vigili del Fuoco di Terni, di un elicottero per le ricerche e della Protezione Civile.
Le speranze di ritrovare la famiglia sono davvero esigue. Alle 16.30 una telefonata è arrivata in Centrale Operativa, erano i Carabinieri della Stazione di Baschi che avevano avviato le ricerche, riuscendo a scorgere delle sagome in lontananza, ma non riuscivano ad avvicinarsi alla riva: troppo il fango, il mezzo non cammina. Uno dei due militari ha chiamato i pescatori della “Cooperativa Valle dell’Oro di Baschi (TR)”, l’altro carabiniere si è spogliato della divisa, ed è corse, con il fango che arrivava all’altezza del ginocchio, verso la famiglia in difficoltà. Dopo circa 5 minuti ecco la barca dei pescatori. I 5 inglesi a causa della corrente che li spingeva verso il centro del lago e a causa del fango, non riuscivano a risalire le sponde. Erano circa 2 ore che erano aggrappati ad un materassino.
Con l’aiuto dei pescatori e dei carabinieri, che nel frattempo avevano raggiunto via terra i 5 inglesi, la famiglia, visibilmente provata, spaventata ed esausta è riuscita a tornare al sicuro sulle rive di quello che un lago non è.
Tutti e 5 potranno raccontare della disavventura patita nelle acque del fiume Tevere, perché anche se tutti lo chiamano lago di Corbara, quello resta sempre il punto in cui, per mezzo di una diga artificiale, il Tevere si allarga tanto da sembrare un lago, ma sotto sotto resta un fiume, imprevedibile per le sue correnti, pieno di fango e ricco di detriti che un fiume porta con se nel suo lungo percorso.