Il profumo dei soldi facili lo fa finire in un incubo che dura 48 ore: così la “stangata” in salsa umbra diventa un sequestro di persona. Un imprenditore del folignate viene avvicinato da persone che si dichiarano appartenenti alla malavita calabrese e che gli propongono un affare: scambiare 100 mila euro di denaro “sporco” (proveniente da droga, prostituzione e altri affari illeciti) con 50 mila euro “puliti”. All’imprenditore l’affare sembra facile e contatta Christian Martucci, suo conoscente romano di vecchia data, il quale a sua volta si rivolge ad Alberto Marchetti (con precedenti per bancarotta fraudolenta). Lo scopo per la “batteria” romana che si va a costituire è quello di racimolare i 50 mila euro per lo scambio e in poche ore mettersi in tasca molto denaro da riciclare facilmente nelle attività commerciali di “finanziatori”. Questo è quanto spiegato questa mattina alla conferenza stampa tenuta dal comandante provinciale dei carabinieri di Perugia Angelo Cuneo.
Il “pacco” nell’area di sosta. Così il 31 maggio scorso nell’area di sosta tra Ospedalicchio e Collestrada avviene lo scambio dei borsoni. Due auto si incontrano nel parcheggio, i passeggeri si scambiano i rispettivi carichi e si allontanano ognuno per la sua strada. In pochi minuti però la banda romana, che dovrebbe aver appena ritirato 100 mila euro da “ripulire” trova nel borsone solo carta straccia e si rende conto di essere stata truffata. Chiaro che l’affare è talmente sporco che la soluzione non può essere quella di rivolgersi alle forze dell’ordine e così scatta un piano “b”.
Il rapimento. La banda romana, così come ricostruito dai militari coordinati dalla procura distrettuale antimafia, appena beffata, chiede un incontro all’imprenditore folignate che aveva fatto da intermediario alla rotatoria di Rivotorto di Assisi. La notte dell’1 giugno lo caricano in macchina e si dirigono verso Roma. E’ un rapimento a tutti gli effetti. Lo chiudono in un garage nelle disponibilità di Renato Vettoretto, una vecchia conoscenza delle vicende giudiziarie dell’Umbria ( lo stesso – come spiegato dagli inquirenti – rientrato nell’inchiesta per la presunta corruzione di un giudice del Tar Lazio, lo stesso giudice che per gli inquirenti di quella inchiesta avrebbe dovuto “addomesticare” anche una sentenza in favore dell’ex cda della Bps), e titolare di un Club Privè per scambisti di Fiano Romano. Nella stanza l’imprenditore passa 48 ore nelle quali viene anche malmenato. Lo scopo è chiaro, l’organizzazione rivuole i suoi 50 mila euro, poi la richiesta cala, se vuole tornare libero l’imprenditore deve trovare 10 mila euro (la stessa somma che la vittima avrebbe guadagnato facendo da intermediario). L’uomo inizia a chiamare amici, parenti e conoscenti. Alla fine è suo fratello da Foligno che trova una piccola somma, anche perchè sono i giorni del ponte e le banche sono chiuse. Racimola 2400 euro e si accorda con la banda per far rilasciare il fratello. Il patto è che la seconda parte del denaro venga consegnata in seguito e che questo è solo un “acconto”.
Lo scambio. E’ il 2 giugno quando la banda da Roma sale di nuovo verso Perugia. Sempre secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, lo scambio avviene sempre nello stesso tratto tra Collestrada e Foligno. L’uomo viene rilasciato. Nel frattempo però il fratello aveva avvertito i carabinieri di Foligno, coordinati dal comandante Mattei, di quanto stava accadendo. Così per strada, con in tasca ancora i soldi del riscatto, bloccano proprio Marchetti e Martucci. A seguito dell’arresto dei due soggetti, e sulla scorta delle dichiarazioni rese dalla vittima, i Carabinieri del ROS e del locale Comando Provinciale, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Perugia, avviavano le indagini per il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione. Poi questa mattina all’alba sono scattate le misure di custodia cautelare in carcere richieste dai pm Antonella Duchini e Valentina Manuali e concesse dal gip Claudiani nei confronti di quattro persone coinvolte. Gli arrestati sono il proprietario del club per scambisti, un sottufficiale in pensione, un commercialista e piccoli imprenditori del settore immobiliare.
Non è finita. I punti da chiarire sono ancora molti e l’indagine è ancora in corso. Si cerca di capire innanzitutto chi fossero i truffatori che hanno organizzato “la stangata” e se veramente come “millantato” appartengano ad ambienti affiliati alla malavita calabrese. Di certo per l’imprenditore umbro l’esperienza è stata più che negativa, al momento del rilascio infatti presentava diverse lesioni al volto e problemi al timpano. Evidente conseguenza delle percosse subite durante il sequestro.
[Aggiornato ore 15.04 del 25 giugno 2014, successivamente anonimizzato in data 8 ottobre 2020, su espressa richiesta, in virtù del diritto all’oblio]
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