Si sono ritrovati questa mattina di fronte a Palazzo Donini poco prima della conferenza di presentazione di UmbriaLibri 2014 i lavoratori della Rai, uniti nele sigle sindacali di SLC Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater e Libersind Conf.Sal. Sono i membri dell'”altra RAI, quella colpita, quella dei titoli di coda, fatta da quegli stessi lavoratori che beneficiano degli 80 euro in busta paga e che oggi rischiano il proprio posto di lavoro”. Son tecnici, truccatori, parrucchieri, scenografi, amministrativi. Hanno provato a parlare con il direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi, consegnando anche a lui il loro volantino, dove si legge che “il prelievo di 150 milioni di euro mette a rischio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale, non elimina sprechi o inefficienze che pure esistono, che abbiamo denunciato per primi e contro i quali lottiamo da tempo”. Senza di loro non possono esistere le trasmissioni, e lo sciopero ne diventa un’esplicazione chiara, con le variazioni nei palinsesti. “La pretesa di 150 milioni di euro – continua la loro nota – quando lo Stato è in debito verso la RAI di oltre un miliardo è solo un metodo illegittimo per prelevare soldi dalle tasche degli abbonati. Scegliere di fare cassa attraverso la (s)vendita di RAI WAY colpisce al cuore l’azienda così come è avvenuto per troppe grandi aziende italiane, favorirà la privatizzazione del profitto, scaricando inevitabilmente le perdite sulla collettività. Lo squilibrio dei conti che deriva dalla richiesta dei 150 milioni di euro sta già producendo effetti sull’occupazione: dal blocco delle stabilizzazioni dei precari all’annunciato ridimensionamento degli organici”.
Arriva poi il Consiglio regionale dell’Umbria a provare a salvare il salvabile: in seduto ha infatti approvato la mozione per la tutela delle sedi regionali della Rai, a firma Locchi (Pd)-Buconi (Psi), e ha respinto quella presentata da Dottorini (Idv), entrambe riguardanti la conversione in legge del cosiddetto decreto Irpef del Governo che inserisce la Rai all’interno delle azioni di spending review. La mozione approvata punta a tutelare la presenza in Umbria del servizio pubblico radiotelevisivo in quanto “strumento imprescindibile” e “presidio informativo capillare e puntuale”, senza criticare il resto del decreto del Governo nazionale. Locchi, illustrandone i contenuti, ha specificato che il testo non è una “lotta al provvedimento del governo nazionale”. Il capogruppo del Partito democratico ha spiegato che i 150 milioni chiesti dal Governo “sono un contributo che la Rai può e deve dare”, ma auspica che questo risultato venga raggiunto con una riorganizzazione interna e non attraverso tagli lineari.
Foto di Andrea Ottaviani
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