Domenica 8 giugno scorso, solennità di Pentecoste, la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia ha vissuto un evento di grazia: l’arcivescovo Renato Boccardo, nella splendida chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo in Bevagna, per l’imposizione delle sue mani e la preghiera di tutta la Chiesa, ha ordinato diacono il seminarista Davide Tononi. Nato il 23 giugno 1984 a Desenzano sul Garda (BS), il giovane ha maturato la vocazione al sacerdozio in parrocchia, guidato e sostenuto dai familiari, dal parroco e da moltissimi amici, tutti presenti a Bevagna. Il suo cammino verso il presbiterato è iniziato tra i Frati Minori Cappuccini dell’Umbria e si è concretizzato nella diocesi di Spoleto-Norcia, che lo ha accolto con amore filiale. Si è formato al Pontificio Seminario regionale “Pio XI” di Assisi, presente al gran completo ad iniziare dal rettore mons. Carlo Franzoni, e in questi anni ha fatto esperienze pastorali nelle parrocchie di S. Nicolò in Spoleto, dei Santi Pietro e Paolo in Spoleto e, da ultimo, in quella di S. Michele Arcangelo in Bevagna. Molti i fedeli che hanno partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica, una ventina i sacerdoti presenti, diversi i giovani bevanati – tra cui gli Scout – e del Centro diocesano di pastorale giovanile che non hanno fatto mancare a Davide la loro preghiera nel giorno d’inizio del suo ministero diaconale che, come appare nel libro degli Atti degli Apostoli e nella tradizione della Chiesa, sottolinea il valore del servizio espresso nella carità.
Nell’omelia mons. Boccardo ha ricordato come «oggi, solennità di Pentecoste, ci è donato lo Spirito Santo, spirito di amore, di bontà, di accoglienza, di misericordia, di perdono. Sappiamo di aver bisogno di imparare un modo nuovo di parlare e di vivere. Ne abbiamo bisogno tutti, anche i migliori tra noi. Abbiamo bisogno di un nuovo vocabolario, non perché non sappiamo l’italiano, ma perché poco conosciamo il vocabolario dell’amore di Dio e della sua Parola. Lo Spirito Santo ci scuote dall’abitudine a guardare noi stessi, ad amare solo noi stessi e troppo poco il Signore e gli altri. Per questo siamo spesso insoddisfatti e tristi, e cerchiamo felicità in cose che passano e ci lasciano l’amaro in bocca. Lasciamoci raggiungere dallo Spirito che viene su di noi. Non cediamo allo spirito di divisione, che ci abitua a difenderci ad ogni costo, ci porta alla rabbia e al litigio, al lamento e al giudizio». L’Arcivescovo, poi, rivolgendosi a Davide ha detto: «Se vai indietro negli anni, se ripensi al cammino che hai percorso e cerchi di coglierne il senso misterioso e profondo, ti accorgi che non tu, non le tue qualità, non i tuoi meriti, ma Dio ti ha condotto fin qui; con amore delicato e fedele ti ha inseguito e ti ha raggiunto; ti ha atteso ai crocicchi più impensati; anche dopo ripulse e infedeltà ti ha chiesto, insistente, il tuo sì. Ed ora, pur consapevole della tua fragilità e del peso che ti assumi, “pieno di gioia e di Spirito Santo” (cf At 13, 52), riconosci con la Chiesa la sua voce e ti lasci catturare per sempre». «Il diaconato che ricevi – ha proseguito il Presule – non è per te, ma di Cristo e per gli altri. La consacrazione è per la missione. Divenuto amico di Cristo, di una amicizia che deve ogni giorno rinnovarsi ed approfondirsi, tu sarai, per questo, servo degli altri, e tutta la tua vita dovrà spendersi, senza limiti e senza riserve, nel dono di te agli altri. Per questo la Chiesa ti accoglie con gioia e speranza, come dono grande del Signore, come sua assicurazione di voler rimanere con noi a continuare nella storia la sua opera di salvezza e di amore; per questo la nostra Chiesa diocesana – che vende nella celebrazione di oggi anche una risposta alla corale preghiera del primo sabato del mese – ti abbraccia come figlio e fratello; per questo gli uomini tutti ti aspettano, perché tu ti ponga accanto a loro in un servizio fraterno di carità, di speranza e di pace, in un cammino di comune ricerca e di attesa dinamica del Regno di Dio che viene. Vieni, dunque, caro Davide, per ricevere la grazia dello Spirito, che segnerà per sempre la tua esistenza. Vieni: e possa tu custodire puro ed immacolato il dono del ministero, con carità integra fino “allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4, 13). E Dio, da parte sua, benedica la tua famiglia che ti ha dato la libertà di questa scelta e di questa donazione, e conforti coloro che ti hanno preparato a compierla. Il sì umile e trepidante che ora pronunci – ha concluso mons. Boccardo – ti accompagni, come croce e come gloria, per tutta la vita e faccia di te un segno credibile dell’amore del Signore».
Al termine della Messa, prima della benedizione finale, ha preso la parola il neo diacono: «Grazie a Dio per questa giornata carica di stupore e di gioia. Grazia alla mia famiglia, al parroco del mia terra d’origine e agli amici bresciani per il supporto che sempre mi hanno dato in questi anni. Grazie alla mia Chiesa di Spoleto-Norcia e al vescovo Renato, un padre e un amico. Grazie a tutti i preti, in modo speciale a don Vito Stramaccia, don Edoardo Rossi e don Marco Rufini che mi hanno accolto nelle rispettive parrocchie come seminarista. Grazie al Seminario di Assisi e al suo rettore don Carlo Franzoni per la formazione e la vicinanza. Ma soprattutto – ha concluso – ancora grazie a Dio che ha permesso tutto ciò». La giornata si è conclusa nel chiostro della chiesa di S. Domenico, dove Davide ha salutato le persone presenti.