È stato lo stesso rappresentante legale di una società umbra specializzata nella realizzazione di traduzioni e di servizi di interpretariato ad accorgersi della concorrenza sleale di un “collega” è a denunciare il fatto alla Guardia di Finanza. Le fiamme gialle si sono così messe a indagare sui fatto, venendo a capo di un gruppo criminale composto da italiani e rumeni, che, con la complicità di alcuni dipendenti infedeli, erano riusciti a sottrarre dal sistema informatico dell’impresa frodata i dati relativi all’intero pacchetto clienti, per poi offrire loro servizi analoghi ad un prezzo inferiore, facendoli poi fatturare non dalle imprese italiane che avevano di fatto operato, ma da “cartiere” estere con sede in San Marino e Cipro. L’uso strumentale e fraudolento di queste ultime società è infatti risultato chiaro sia dalle indagini finanziarie eseguite che dall’esame dei computer e della documentazione ritrovata nel corso delle numerose perquisizioni effettuate.
Sono stati quindi segnalati alla Procura della Repubblica due italiani ed un rumeno per concorrenza sleale, accesso abusivo ad un sistema informatico, ricettazione, oltre che per reati fiscali, tra i quali l’emissione e l’utilizzo di fatture false per oltre un milione e cinquecentomila euro.
Sempre su disposizione della Procura della Repubblica di Perugia, sono stati sottoposti a sequestro preventivo i beni in possesso degli indagati tra cui somme di denaro presenti nei conti correnti e depositi a risparmio, tre unità immobiliari, quote sociali, quattro auto ed una moto di grossa cilindrata, per un valore complessivo superiore ai 470.000 euro.
E’ stata anche riconosciuta la responsabilità amministrativa delle società italiane beneficiarie della frode per i reati commessi dai loro dirigenti ( D.Lgs.231/2001), alle quali verrà quindi comminata una pesante sanzione pecuniaria.