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Lega Nord, “Non trasformare la terra di San Francesco in un califfato”/ Cerignoni ai tifernati “No alla nuova moschea”

Redazione

Lega Nord, “Non trasformare la terra di San Francesco in un califfato”/ Cerignoni ai tifernati “No alla nuova moschea”

Sab, 14/09/2013 - 11:58

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In questi giorni, l’eventuale apertura di un altro centro islamico a Città di Castello, dopo quello già famoso di Via Spluga in periferia, ha sollevato la protesta dei cittadini del rione Prato. Questi ultimi, abitanti della zona dove dovrebbe sorgere il nuovo edificio, hanno raccolto oltre 300 firme per scongiurarne la realizzazione. Il capogruppo leghista, Gianluca Cirignoni, è intervenuto sull’argomento e si è fatto anche “portavoce” delle richieste dei cittadini tifernati. Secondo il consigliere regionale, che ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale sull’annunciata costruzione di questo centro, andrebbero rispettate, infatti, le volontà degli abitanti del rione.
Cirignoni, in Consiglio regionale, ha espresso “il pieno appoggio alle centinaia di cittadini che hanno firmato la petizione contro l’apertura di un nuovo centro islamico o moschea a Città di Castello”. “Per fare chiarezza su una situazione che a Città di Castello sta creando forte allarme sociale – continua il capogruppo leghista – abbiamo inoltrato all’assessore regionale alla sicurezza un’interrogazione per sapere se la Giunta regionale è a conoscenza della prossima apertura di un centro islamico e come si sta adoperando in merito”.
Secondo Cirignoni “nel capoluogo dell’Altotevere la comunità islamica ha già sufficienti punti di aggregazione e non c’è alcun bisogno di un'altra struttura, come invece si vorrebbe fare in pieno centro storico, contro la volontà dei cittadini del rione Prato“.
“Già quasi dieci anni fa – ricorda – i tifernati del Prato si erano sollevati contro l’ipotesi dell’apertura di un centro islamico/moschea nel loro quartiere; la stessa cosa hanno dovuto loro malgrado rifare quest’anno consegnando una petizione al sindaco con oltre 300 firme per esprimere tutto il loro dissenso rispetto a quella che sembra essere più di un ipotesi. Nessuno può pensare di adoperarsi in segreto per poi mettere la cittadinanza di fronte al fatto compiuto, anche tenuto conto dei rischi di ordine pubblico e sociale che l’apertura di un centro di aggregazione simile comporterebbe, come purtroppo abbiamo imparato con i fatti di Ponte Felcino”. “In Altotevere – conclude Gianluca Cirignoni – come in Umbria la tolleranza ed il rispetto sono nel dna della popolazione ma nessuno pensi di approfittare dell’accoglienza umbra per trasformare la terra di San Francesco in un califfato”.

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