Guerra burocratica sulle biomasse a Madonna di Lugo. Associazioni ambientaliste annunciano diffida ed esposto - Tuttoggi.info

Guerra burocratica sulle biomasse a Madonna di Lugo. Associazioni ambientaliste annunciano diffida ed esposto

Redazione

Guerra burocratica sulle biomasse a Madonna di Lugo. Associazioni ambientaliste annunciano diffida ed esposto

Mer, 14/12/2011 - 14:43

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E' una guerra di numeri, leggi, regolamenti regionali, interpretazioni e iter burocratici quella che si sta consumando ormai da mesi tra i soci e i sostenitori del Comitato Rifiuti Zero di Spoleto, Legambiente e Italia Nostra da una parte e l'azienda Coricelli – insieme alle imprese collegate alla famiglia Le Prata Green Power e Il Barbarossa- dall'altra, intorno ai tre impianti di biomasse da 1Mw l'uno nello stabilimento di Madonna di Lugo. Una guerra che non risparmia l'amministrazione Comunale e che minaccia ora di finire tra le aule di tribunale.

Questione di norme – Non è un caso se ieri a fare da relatori nell'incontro aperto alla cittadinanza, organizzato a San Giacomo dalle tre sigle ambientaliste, siano stati avvocati, ingegneri e medici, raccontando a una platea piuttosto estesa la storia ricca di tecnicismi e di cavilli della Commissione biomasse e degli impianti dello stabilimento Coricelli.

La Commissione biomasse fu ideata in un precedente incontro nella stessa location (leggi) del bocciodromo di San Giacomo in cui, dopo un serrato confronto tra azienda, comune, associazioni e cittadini, il sindaco annunciò la nascita di un organismo di tecnici, con esponenti di tutte le parti in causa, per comprendere e valutare l'impatto su ambiente e salute dell'impianto, già realizzato e pronto ad entrare in funzione.

“Da allora ci sono stati due iter”, ha spiegato ieri uno degli esponenti del Comitato Rifiuti Zero. “Quello in cui noi e le altre associazioni siamo stati coinvolti e un altro, tenuto all'oscuro di tutti, di cui solo di recente siamo venuti a conoscenza, in cui il comune e l'azienda sono andati avanti senza neanche avvisarci”. Gli esponenti delle tre associazioni hanno raccontato la storia della Commissione biomasse, convocata una sola volta a giugno 2011 e poi riconvocata il 28 novembre, quando -secondo le associazioni- “i giochi ormai erano fatti”. E poi hanno raccontato “l'altro iter”, quello in cui le associazioni non sono state coinvolte, che ha portato comune e azienda, insieme ad Arpa e Asl3, in due conferenze dei servizi presso la provincia di Perugia, per la valutazione delle necessarie autorizzazioni ambientali.

Impianto autorizzato o meno? – Al di là dei gravi vizi di partecipazione che le associazioni contestano al comune, la vicenda dei tre impianti a Madonna di Lugo sembra oggi ruotare intorno allo status del progetto. Il 5 agosto 2011 è infatti entrato in vigore il nuovo regolamento regionale dell'Umbria (pdf) sulla “disciplina per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, che fissa delle regole che -secondo i gruppi ambientalisti- “difficilmente gli impianti Coricelli potrebbero rispettare”. Tra queste, il limite di Co2 “spendibile” per il trasporto di materie prime, che costringerebbe gli impianti a rifornirsi in un raggio di 60 – 150 km, mentre il progetto originale fa riferimento a colture estensive dedicate provenienti dall'Europa, ma che difficilmente potrebbero essere realizzate tra Umbria, Marche e Lazio.

Mancando la retroattività, per sottostare a questa normativa l'iter autorizzativo dei tre impianti avrebbe dovuto essere ancora aperto al momento dell'entrata in vigore del regolamento. Su questo delicato nodo si scontrano le associazioni -secondo cui l'iter era aperto, mancando le autorizzazioni ambientali- e l'azienda -secondo cui l'iter era chiuso, essendo stato l'impianto fisicamente già realizzato. A sciogliere questo nodo è stato chiamato in causa il comune, che ha chiesto un parere in merito alla regione, e che sembra oggi pendere in favore della versione dell'azienda.

Diffida – Proprio in merito a questo punto centrale le tre associazioni hanno annunciato ieri l'invio di una diffida al Comune, per invitare l'amministrazione a considerare la legge regionale per gli impianti, e di un possibile esposto alla Procura. “Se necessario, valuteremo anche un possibile ricorso al Tar”, ha detto un esponente del Comitato Rifiuti Zero, che ha già fatto richiesta per le prossime settimane di un consiglio comunale aperto sulla vicenda.

Cosa c'è in ballo – Ognuno dei tre soggetti coinvolti ha molto da guadagnare e molto da perdere dall'esito di questa complessa vicenda.

Per quanto riguarda le associazioni, i punti più contestati sono la nascita di un impianto che “inquina con i soldi dedicati alle rinnovabili delle nostre bollette” (gli ambientalisti stimano che le emissioni dei tre camini equivalgano a quelle di oltre 6milioni di viaggi di un'utilitaria tra Spoleto e San Giacomo). Inoltre, sostengono le associazioni, “questo è solo un impianto. Tantissimi ne stanno nascendo a Spoleto e dintorni, come il biodigestore di Beroide, e il nostro territorio non è in grado di supportarli”.
Per quanto riguarda l'azienda, l'impianto -su cui sono già stati fatti significativi investimenti- potrebbe essere un'ingente fonte di reddito. Oltre ad abbattere i costi energetici, infatti, questo tipo di impianti è molto richiesto oggi dalle aziende agricole e zootecniche di tutta la regione e tutto il Paese,perché il valore economico che è in grado di generare rivendendo energia con gli incentivi può superare addirittura quello della stessa attività.

Il comune, infine, si trova tra il dovere di tutelare ambiente e salute dei cittadini e quello di premiare sviluppo economico e iniziativa imprenditoriale. In questo dilemma, l'amministrazione probabilmente fa i conti anche con il rischio risarcimento danni che l'azienda potrebbe chiedergli nel caso l'impianto non dovesse entrare in funzione. (fda)

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GIA' IN COSTRUZIONE LE TRE CENTRALI A BIOMASSE A MADONNA DI LUGO (FOTO TO®)

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