del ricercatore Andrea Liberati
Domani, mercoledì 30 novembre, sarà demolita la parete che, secondo ricostruzioni testimoniali e documentali convergenti portate avanti insieme alla direzione Beni Culturali della Curia di Terni, conduce agli ipogei della basilica di San Valentino, finora di fatto sconosciuti alla stessa comunità cittadina della quale il patrono degli innamorati fu primo vescovo nel III^ secolo.
Il Comune di Terni –assessorato ai LL.PP.- congiuntamente alla locale Diocesi e alla Soprintendenza Archeologica dell’Umbria si sono dunque dati un decisivo appuntamento per restituire alla luce questo patrimonio nascosto.
Le fotografie allegate, tratte dalla raccolta di Lorenzo Manni, animatore dell’associazione San Valentino-Borgo Garibaldi, rappresentano le uniche e preziose immagini a colori di tali antichi luoghi di culto, ipogei forse utili anche a spiegare meglio le origini della devozione mondiale a San Valentino.
Tali istantanee furono scattate nel corso di una rara missione condotta da un Gruppo speleologico regionale nel 1982, poco prima che l’accesso ai sotterranei fosse inspiegabilmente murato e reso addirittura invisibile, con ciò contribuendo a disperdere la stessa memoria storica dei pochissimi fortunati che erano stati lì.
E’, però, un’altra l’immagine da cui iniziò lo scorso anno la caccia agli ipogei –che solo poche settimane fa sembravano ancora inespugnabili: l’aiuto giunse infatti da una foto rinvenuta per caso su un vecchio libro pubblicato nel secolo scorso dai padri Carmelitani. Tramite tale volume registrammo il primo concreto riscontro dell’esistenza di un sottosuolo ricco di storia presso la basilica che contiene le spoglie di San Valentino.
Con l’incrollabile entusiasmo di chi intreccia sogno e realtà, tra due giorni proveremo a tornare alle origini di una vicenda bimillenaria –quella, appunto, di San Valentino e dei suoi misteri- recandoci proprio laddove, appena una generazione fa, alcuni dei nostri padri avevano tentato di riaffacciarsi, in una sorta di continuità ideale con quel che accadeva secoli e secoli or sono…
E ora la parola ai martelli pneumatici