Jacopo Brugalossi
Prima gli insulti e le reiterate minacce, poi il fallo “killer” che compromise la possibilità di giocare ancora ad alti livelli. Si trasformò in un incubo, per un ex calciatore professionista con alle spalle anche delle esperienze in Serie A, la partita di calcetto giocata a Giano dell’Umbria il 20 luglio del 2004 nell’ambito di un torneo amatoriale.
I fatti – Stando al quadro accusatorio, un giocatore della squadra avversaria, all’epoca dei fatti 22enne, avrebbe cominciato ad insultarlo e minacciarlo ripetutamente con frasi inequivocabili come: “Se ti prendo ti spacco una gamba, adesso vedi che ti faccio, ti scoccio tutto”, o “aspetta che ti prendo, ti faccio stare zitto io, ti faccio vedere io brutto fenomeno del cazzo, ti sistemo io a te”. Dalle parole ai fatti sarebbero passati solo pochi minuti. In un frangente in cui la vittima delle ingiurie non era in possesso di palla, il 22enne sarebbe entrato a gamba tesa direttamente su quella dell’avversario, procurando la frattura del piatto tibiale esterno e altre lesioni che resero necessari un intervento chirurgico e un lungo periodo di ricovero in ospedale, per una prognosi complessiva di oltre 40 giorni. Dopo l’incidente, tra l’altro, l’uomo non ha mai recuperato completamente il tono muscolare della gamba infortunata, cosa che di fatto gli ha impedito di avere altri ingaggi da squadre professionistiche.
Le accuse – Il processo, giunto ormai alle battute finali, è riapprodato ieri nelle aule del tribunale di Spoleto dinanzi al giudice Roberto Laudenzi e al pubblico ministero Roberta Maio. L’imputato, oggi 31enne, difeso dagli avvocati Carlo Alongi e Francesco Morini, è accusato dei reati di ingiuria, minacce e lesioni personali aggravate. Dal canto suo la vittima, assistita dall’avocato Lucia Brinci del foro di Perugia, si è costituita parte civile limitatamente alle prime due accuse, avanzando inizialmente la richiesta di un risarcimento di 25mila euro per ritirare la querela.
Verso l’accordo economico – Nell’udienza odierna, la parte civile ha “addolcito” le pretese scendendo fino a 11mila euro, ma l’accordo non è stato ancora chiuso. Le parti avranno tempo per discutere fino al 15 marzo, giorno entro il quale dovranno comunicare al giudice il raggiungimento dell’intesa economica. In caso contrario, verrà fissata una nuova udienza per la discussione della causa. Nel frattempo, sono stati sospesi i termini della prescrizione, che scatterebbe a fine mese.
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