(Jac. Bru.) – Si è conclusa con un nulla di fatto l’udienza del processo a carico di 8 persone – tra tecnici di una impresa edile e funzionari del Comune di Spoleto – accusati di aver violato le norme sull’edilizia nella costruzione di un edificio commerciale e residenziale presso l’area Ex-Fiat di via Cacciatori delle Alpi, nota ai più per aver ospitato in passato la caserma dei Vigili del Fuoco.
L’esposto – La vicenda risale al giugno del 2010. L’autorità giudiziaria sequestrò il cantiere in seguito all’esposto presentato dall’imprenditore edile Rodolfo Valentini, il costruttore dei palazzi dei via Posterna meglio noti come “ecomostro”, a loro volta finiti al centro di una intricata vicenda giudiziaria. L’accusa specifica contestata dalla Procura della Repubblica agli otto imputati è quella di aver avviato la realizzazione di un edificio di cubatura pari a 13.451 mc a fronte di una volumetria edificabile di 5.913 mc. “Operazione – recitano le carte processuali – resa possibile attraverso una illegittima cessione di cubatura dall’area di proprietà pubblica a quella privata interessata dai lavori, peraltro in assenza del presupposto della sussistenza di interesse pubblico o della pubblica rilevanza dell’opera”.
Problema con le citazioni – Ci si aspettava che oggi fosse il giorno buono per iniziare il dibattimento – considerato anche il precedente rinvio deciso dal giudice monocratico nell’udienza del 13 marzo scorso – e invece, a causa della mancata notifica delle citazioni evidenziata dagli avvocati difensori, il dottor Roberto Laudenzi si è visto costretto ad annullare quanto fatto fino ad ora e a rispedire gli atti in procura, facendo quindi slittare ancora una volta l’apertura del processo.
Gli imputati – I responsabili dell’azienda costruttrice finiti sotto processo sono difesi dagli avvocati Giorgio Beni e Giampaolo Filiani del Foro di Roma e dall’avvocato Stefania Bibiani del Foro di Viterbo. I 3 funzionari del Comune di Spoleto, invece, sono assistiti dagli avvocati Massimo Marcucci del Foro di Spoleto e Nerio Zuccaccia del Foro di Perugia. Uno è accusato di aver sottoscritto per conto del Comune la convenzione con la ditta costruttrice; un secondo di aver rilasciato un illegittimo permesso a costruire; al terzo, infine, viene contestato di aver istruito la pratica omettendo di segnalare la difformità delle caratteristiche del palazzo che si andava a costruire rispetto agli standard del vigente Piano Regolatore Generale.
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