Jac. Bru.
Ustioni di 3° grado sul 70-80% del corpo, sfregio permanente del viso e concreto pericolo di vita. Ecco le gravissime conseguenze riportate da due uomini che nel luglio del 2006 stavano smaltendo, in una ditta di Trevi, bombolette spray cosmetiche non del tutto vuote o ancora piene. Con loro c’era anche una terza persona, che riportò conseguenze meno gravi: ustioni di 2° e 3° grado sul 35% della superficie corporea.
Alla sbarra sono finiti un uomo di 55 anni e una donna di 46, entrambi residenti a Trevi, rispettivamente direttore tecnico e amministratore unico dell’azienda, che dovranno rispondere dei reati di lesioni personali colpose, getto pericolo di cose e danni. Nell’udienza di ieri, svoltasi presso il Tribunale di Spoleto, sono sfilati davanti al giudice Roberto Laudenzi i primi testimoni del Pubblico Ministero. Secondo l’accusa, gli imputati, pur gestendo una ditta autorizzata ad effettuare il solo deposito preliminare di rifiuti speciali o pericolosi, decisero di procedere ad un operazione di riduzione volumetrica delle bombolette spray, avvalendosi di una pressa ecologica per la compattazione di materiali ferrosi di proprietà di una ditta spoletina. Ma i due avrebbero omesso di svuotare completamente le bombolette prima di inserirle nella pressa e, ancor peggio, avrebbero consentito che venissero compattate anche bombolette palesemente piene, omettendo così di valutare i rischi connessi ad un’eventuale esplosione.
Esplosione che purtroppo avvenne, stando a quanto riportano le carte del processo, a causa della liberazione dell’alcol e del gpl presenti nelle bombolette che entrarono in contatto con una scintilla provocata dal trascinamento di un componente metallico all’interno della macchina compattatrice. Ad essere investiti dalle fiamme furono due dipendenti dell'azienda trevana, posizionati nel cassone adiacente alla pressa, e il titolare della ditta spoletina, che si trovava nella cabina di comando del macchinario.
Un incendio che interessò un’area di circa 800 metri quadrati fu l’altra conseguenza, secondo l’accusa, dell’improvvida decisione dei titolari dell’azienda. Diverse squadre dei Vigili del Fuoco furono chiamate sul posto. Ci vollero circa 12 ore per avere ragione delle fiamme.
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