Sara Minciaroni e Claudio Bianchini
Una vera e propria “vocazione imprenditoriale”, quella di un pregiudicato campano sulla cinquantina, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, che dopo aver pagato i suoi conti con la giustizia ( parte della pena è stata scontata nel carcere di Spoleto), si è trasferito nel folignate, investendo in pochi anni, ingenti capitali nell’acquisto di beni immobili ed esercizi commerciali. Tutte queste attività venivano poi intestate alla moglie, ma di fatto , secondo gli inquirenti, erano gestiste esclusivamente dal marito.
Il denaro e le compravendite – Affari che dovevano andare bene, visto che dalle indagini patrimoniali e bancarie, la Procura della Repubblica ha registrato un flusso di denaro tra i conti correnti, a questo signore riconducibili, per quasi un milione e mezzo di euro negli ultimi dieci anni. Oltre a tutta una serie di compravendite di fabbricati, azioni, stipula di mutui e passaggi societari di aziende per importi considerevoli e non proporzionati ai redditi dichiarati. Nemmeno lo stato patrimoniale della compagna potrebbe, secondo gli inquirenti, giustificare un tale movimento di denaro.
Il sequestro – Questa mattina le fiamme gialle ed i carabinieri del provinciale di Perugia hanno eseguito il sequestro della nota tabaccheria di Corso Cavour, nel pieno centro di Foligno e di due appartamenti in una vicina frazione. Un patrimonio che stando alla stima dei militari si aggirerebbe sui 625 mila euro, di cui 370 circa il valore degli immobili e la restante parte dell’attività commerciale. L’attività è stata poi descritta nei particolari in una conferenza stampa congiunta dell’arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza alla presenza dal comandante provinciale dei carabinieri Angelo Cuneo, dal comandante provinciale della guardia di finanza Vincenzo Tuzi , dal comandante del nucleo investigativo Giovanni Rizzo, e dal comandante del nucleo di polizia tributaria Enrico Blandini.
Il reato – Il reato contestato, che ha quindi permesso il sequestro preventivo della tabaccheria nel centro di Foligno e dei due appartamenti, è la violazione della legge 646 del 1982 la così detta Rognoni-La Torre, una legge datata ma estremamente efficace, la cui applicazione avviene per la prima volta in Umbria e che stabilisce il dovere di ogni condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, per dieci anni dalla condanna, di comunicare al nucleo di polizia tributaria, tutte le proprie variazioni finanziarie superiori a 20 milioni delle vecchie lire. L’inquisito aveva dunque l’obbligo di comunicare questi investimenti e il non averlo fatto è di per sè già un reato che prevede il sequestro preventivo e la successiva confisca dei beni. Denunciato a piede libero, adesso dovrà dimostrare la provenienza lecita del denaro.
L’associazione a delinquere – E’ per il fatto di essere stato condannato per reati di mafia che il campano è rientrato nell’applicazione della 646. Infatti, il soggetto ha scontato diverse condanne per estorsione aggravata e traffico di armi, collegate all’attività del clan camorristico dei “Magliulo”, tutti reati commessi fuori dalla nostra regione, ma che gli sono valsi una detenzione anche nel carcere di massima sicurezza di Spoleto.
Il ruolo della moglie – Fungeva di fatto solo da prestanome, non avendo un lavoro precedente e nemmeno redditi tali da rendere possibile un suo intervento negli acquisti delle proprietà; al momento gli inquirenti considerano la signora soltanto l’elemento chiave attraverso il quale il campano poteva svolgere le sue attività. Intestandole sia la tabaccheria, che gli appartamenti pensava così probabilmente di eludere i controlli delle fiamme gialle.
L’ombra di “Sanitopoli” – Si insinua in questa vicenda anche l’ombra di una delle inchieste umbre più roventi. Dall’attività investigativa e dalle intercettazioni telefoniche pare infatti che l’imprenditore campano stesse cercando di rientrare in un sistema di “favori”, millantati come possibili. Gli inquirenti però escludono categoricamente che questo si sia poi di fatto concretizzato. Vero è che gli accertamenti nei suoi confronti sono scaturiti da elementi emersi proprio durante le indagini legate a “Sanitopoli”.
Le reazioni dei folignati – Non sono certo passati inosservati agli occhi dei folignati, i movimenti delle forze dell’ordine che – all’incirca dalle nove di questa mattina – hanno compiuto gli accertamenti e gli adempimenti del caso. Due auto di servizio e due pattuglie, rispettivamente dei Carabinieri e della Guardia di Finanza hanno sostato di fronte alla facciata principale della sede della Cassa di di Risparmio per circa quattro ore. Considerando le vicende legali che nei giorni scorsi hanno visto coinvolta l’attività della Banca Popolare di Spoleto nella vicina Spoleto, in molti hanno pensato ad un blitz nell’istituto di credito, voce circolata con insistenza nelle prime ore della mattinata. Discretissima l’attività di Carabinieri e Guardia di Finanza, la tabaccheria è infatti rimasta aperta sino al regolare orario di chiusura, ed i clienti hanno continuato a frequentarla senza alcun problema.
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Modificato alle 14:45