Jac. Bru.
L’Arpa vuole vederci chiaro, e tramite il suo personale sta proseguendo le indagini per accertare origini ed eventuali responsabili della contaminazione delle acque che scorrono nel sottosuolo di Spoleto. Intanto,l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ha reso noti i dati relativi alla prima parte di indagine, quella che ha portato alla luce la contaminazione e che ha indotto il sindaco Daniele Benedetti ad emettere l’ordinanza che vieta di bere e di annaffiare ortaggi e frutta con acqua captata dai pozzi privati, in una zona che insiste da San Sabino a Viale Trento e Trieste, passando per Piazza d’Armi e per buona parte di Viale Marconi.
39 pozzi inquinati – Partita il due e conclusa il 31 maggio, questa prima tranche di indagine ha avuto origine dal controllo eseguito nel punto della rete idrica situato in Via Visso. Da qui, i tecnici Arpa hanno circoscritto l’area da sottoporre a controllo, circa 1 km quadrato di estensione, ed hanno effettuato un monitoraggio su 43 pozzi. Risultato, in 39 dei 43 pozzi controllati è stata riscontrata la presenza del PCE (Percloroetilene o Tetracloroetilene), che nell’81% dei casi (34 pozzi) supera i limiti previsti dalla legge. In 13 dei pozzi esaminati, inoltre, c’erano tracce di TCE (Tricloroetilene), anche se fortunatamente questi superano i limiti di legge solo nel 2,4% dei casi (1 pozzo). Per quanto riguarda le acquee destinate al consumo umano, infine, l’Arpa ha evidenziato la presenza contemporanea di PCE e TCE in dosi che vanno oltre i limiti imposti dallo specifico decreto legislativo nel 55% dei casi analizzati.
Due sorgenti di contaminazione – E’ questa l’ipotesi formulata dai tecnici Arpa, secondo cui la distribuzione degli inquinanti non presenta un’omogeneità tale da far pensare ad un’unica area d’origine. “Nella parte orientale dell’area investigata – si legge nel documento – le distribuzioni delle concentrazioni di agenti inquinanti sono riscontrabili a partire dall’area dell’Italmatch Chemicals fino all’incrocio con Via Visso e verosimilmente al cimitero di San Sabino. Un ulteriore elemento, utile nella comprensione delle distribuzioni, può essere riscontrato nella concentrazione rilevata presso l’area della Scuola di Polizia”. La ricostruzione non è ancora completa nella parte occidentale dell’area sottoposta a controllo, benché proprio qui sia stata registrata la maggior concentrazione di PCE. Secondo il documento comunque, i rilevamenti eseguiti fino ad ora consentono di individuare come “plume di contaminazione” tutta l’area del centro urbano, ambo i lati di Via Marconi fino all’incrocio con via Francesco Romoli Venturi.
Acqua per consumo umano – Con specifico riferimento al superamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nelle acque destinate al consumo umano, l’Arpa ha disposto un’estensione cautelativa dell’area perimetrata, poiché sono state riscontrate concentrazioni prossime a quelle limite. Infatti, fa sapere l’Agenzia, nella maggior parte dei casi sino ad ora studiati è stato possibile verificare che le concentrazioni tendono ad aumentare nei periodi di magra delle falde acquifere, ossia quando c’è siccità causata dall’assenza di piogge. L’indagine, rende noto in ultimo l’Arpa, è da considerarsi “in itinere”, poiché nuovi elementi potranno affluire, anche in base agli autocontrolli posti in essere dai privati.
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