Si avvicina la sentenza di primo grado per l’impresa Metelli i cui titolari sono finiti sul banco degli imputati insieme ad altre tre persone con una serie di accuse relative alla gestione della cava di Scoppeto di Manciano, nel comune di Trevi. La stessa amministrazione locale si è costituita parte civile nel processo a carico della ditta, chiedendo una provvisionale da un milione di euro, in attesa che si celebri il processo con rito civile. L’accusa è di aver svolto l’attività estrattiva del materiale inerte al di fuori della zona concessa dal Comune, sottraendo dunque materiale ed arrecando un danno alla collina che ospita la cava. Il danno totale ammonterebbe a otto miliardi delle vecchie lire. L’impresa avrebbe omesso anche di apporre, lungo il perimetro della cava, i cartelli con i limiti di velocità e di “pericolo zona brillamento mine” e di non aver ottemperato al provvedimento con cui il Comune di Trevi aveva loro ingiunto di realizzare la riambientalizzazione e la coltivazione della cava. Ma non è tutto. Sulla ditta pende anche l’accusa di aver stravolto l’alveo di un torrente trasformandolo in una strada asfaltata. Il pubblico ministero Roberta Maio ha chiesto per i Metelli la condanna a tre anni di reclusione e ad una multa da 1549 euro. Il pm ha invece richiesto l’assoluzione per gli altri tre coimputati, in quanto non direttamente coinvolti nelle operazioni. Agguerrita la difesa che ha evidenziato come alcuni reati siano andati in prescrizione (risalirebbero al luglio 2001) puntualizzando che uno dei Metelli sarebbe del tutto estraneo all’attività estrattiva di Scoppeto di Manciano. Un po’ più complicata la posizione dell’altro Metelli per il quale comunque la difesa confida in una assoluzione piena. L’udienza è stata aggiornata dal giudice Avenoso al prossimo 2 ottobre per le repliche e la sentenza. (D.U.)
CAVA DI TREVI: IL PM CHIEDE 3 ANNI DI RECLUSIONE PER I TITOLARI
Lun, 24/09/2007 - 16:23