Nel corso di una conferenza stampa, il consigliere regionale Gianfranco Chiacchieroni (PD) ha illustrato la sua proposta di legge sulla “Valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale presente sul territorio regionale”. Insieme al consigliere regionale, ha preso parte alla conferenza il professor Renato Covino, docente di Storia contemporanea all’Università di Perugia, che ha contribuito alla stesura del testo legislativo. Si tratta di una legge che si propone di valorizzare e salvare dal degrado alcuni importanti siti industriali presenti in Umbria, sfruttando anche spazi oggi destinati alla demolizione, dando dignità e nuova vita a edifici che in molti casi hanno scritto pagine di storia regionale. “Questa iniziativa legislativa – ha rimarcato Chiacchieroni – ha l'obiettivo di mettere a sistema i beni esistenti e di pregio aggiungendo al contempo valore ad opere che rappresentano ed esprimono scienza, tecnica, cultura materiale ed immateriale. La finalità principale è quella del riutilizzo e non solo della tutela”.
La Regione, in attuazione a quanto già previsto dallo Statuto regionale, promuove la valorizzazione e la fruizione del patrimonio di archeologia industriale presente sul proprio territorio, riconoscendo il valore che esso riveste per la cultura regionale. Valorizzare e salvare, quindi, dal degrado alcuni importanti siti industriali presenti in Umbria, sfruttando anche spazi oggi destinati alla demolizione, dando dignità e nuova vita ad edifici che in molti casi hanno scritto pagine di storia della nostra regione”. Sono queste le finalità di una proposta di legge del consigliere Gianfranco Chiacchieroni (PD), illustrata stamani a Palazzo Cesaroni insieme al professor Renato Covino, docente di Storia contemporanea all’Università di Perugia. Partendo dal presupposto che “l'archeologia industriale è sicuramente destinata ad un grande sviluppo”, la legge non prevede interventi soltanto su “strutture museali ed espositive, ma anche commerciali ed addirittura abitative”.
L'attenzione su questi argomenti, è stato sottolineato, è da tempo alta anche a livello internazionale. Come esempio è stato citato il recupero industriale del Lingotto di Torino, storico stabilimento di produzione FIAT, ora centro polivalente dotato di area congressi ed espositiva. Per quanto riguarda l'Umbria, la più importante realtà, sotto il profilo dell'Archeologia Industriale, è la Conca Ternana. Quest'area ingloba i centri urbani di Terni e Narni Scalo e l'insieme delle loro industrie (le acciaierie, le fabbriche d'armi, gli stabilimenti elettrochimici, siderurgici, tessili e meccanici), oltre a fabbriche, villaggi e quartieri operai, stazioni e linee ferroviarie, canali idraulici, centrali e linee elettriche, cave e discariche. “La grande pressa di Terni – come lo stesso Chiacchieroni ha voluto evidenziare – rappresenta il simbolo più rappresentativo dell'Umbria”.
“Questa iniziativa legislativa – ha rimarcato Chiacchieroni –, che certamente contribuirà alla salvaguardia del territorio, ha l'obiettivo di mettere a sistema i beni esistenti e di pregio aggiungendo al contempo valore ad opere che rappresentano ed esprimono scienza, tecnica, cultura materiale ed immateriale. La finalità principale di questa proposta è quella del riutilizzo, quindi non solo della tutela”.
Per Covino, la nuova normativa può rappresentare un importantissimo volano per la conservazione e la tutela dei beni, ma soprattutto per uno sviluppo intelligente. È necessario perseguire la valorizzazione dei saperi e delle tecniche. Legare il marketing aziendale a quello territoriale. Patrimonializzare attraverso reti di reindustrializzazione basata sull'esistente. Bisogna motivare le comunità e le istituzioni ad investire sul patrimonio del proprio territorio attraverso progetti specifici di sviluppo locale”.
Alla conferenza stampa hanno preso parte numerosi rappresentanti istituzionali, di associazioni e di ordini professionali che hanno sostanzialmente elogiato l'iniziativa ed ai quali lo stesso Chiacchieroni ha garantito l'invito a partecipare alle future audizioni che accompagneranno l'iter della legge in Commissione.
Nel corso dell'incontro con i giornalisti è stato ribadito che l’Archeologia Industriale è una disciplina che, a partire dallo studio dei luoghi dei processi produttivi, dei resti materiali dell’industrializzazione, oggetti, macchine, edifici, giunge alla ricostruzione della fisionomia di un determinato territorio, della sua storia, delle sue modificazioni e con essa alla conoscenza della storia di un popolo, della sua cultura e della sua civiltà: lo studio dei resti materiali dell’industrializzazione viene quindi inteso come attività di identificazione e tutela della fisionomia di un determinato territorio.
Di fondamentale importanza è, in Umbria, la presenza dell’Icsim (Istituto per la Cultura e la storia d’Impresa 'Franco Momigliano') a Terni, associazione che annovera tra i suoi soci fondatori la Regione Umbria, le Province ed i Comuni di Perugia e Terni. Nel corso degli anni a questi si sono aggiunti (in qualità di soci ordinari), oltre a vari Comuni umbri (Marsciano, Collazzone, Spoleto, Foligno), la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, la Camera di Commercio Industria e Artigianato di Terni, la finanziaria regionale Gepafin, l’Associazione degli Industriali della Provincia di Terni, il Centro sviluppo materiali (Csm), la società cooperativa Aris Formazione, l’Associazione nazionale archivistica italiana (Anai) e l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (AIPAI).
L’Istituto “Franco Momigliano” rappresenta un centro di eccellenza del sistema dell’alta formazione post laurea e post diploma della Regione Umbria, svolgendo attività di studio, formazione e promozione e la diffusione della cultura d’impresa, la tutela e la valorizzazione del patrimonio industriale.
I principi ispiratori di tale proposta di legge regionale sono legati alla Costituzione repubblicana e allo Statuto della Regione Umbria. A livello regionale l'unica iniziativa legislativa è stata presa dalla Regione Friuli Venezia Giulia ormai ben 15 anni fa. Un interessamento più recente alla tematica è venuto invece da parte della Regione Emilia Romagna, (legge 23/2009), grazie alla quale ha confermato tra i progetti strategici, gli interventi su 'sistemi idraulici e l'archeologia industriale quali elementi costitutivi e caratterizzanti il paesaggio della pianura, che possono rappresentare occasioni importanti dal punto di vista testimoniale e didattico'.
SCHEDA DELLA LEGGE
La Regione promuove e sostiene iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale presente sul territorio regionale, consistenti, in particolare, nelle seguenti attività: iniziative volte, nel rispetto della normativa statale, alla catalogazione, conservazione e restauro di beni che costituiscono testimonianza del lavoro e della cultura industriale e, in particolare, di macchine, attrezzature industriali, archivi, biblioteche, fotografie e filmati cinematografici afferenti l'industria, nonché di prodotti originali dei processi industriali; iniziative volte, nel rispetto della normativa statale, alla catalogazione, conservazione ed interventi di “riuso compatibile” di siti ed edifici industriali dismessi, nonché all'individuazione ed al riuso compatibile dei siti minerari dismessi; istituzione di musei, poli e reti museali concernenti l'archeologia industriale, compresi gli ecomusei; realizzazione di itinerari culturali e di percorsi tematici comprendenti i siti, i musei e gli ecomusei di archeologia industriale; creazione di laboratori didattici all'interno di musei e di ecomusei di archeologia industriale; realizzazione di sistemi informativi o portali web dedicati all'archeologia industriale; attuazione di iniziative di comunicazione e promozione turistico-culturale, concernenti il patrimonio di archeologia industriale; predisposizione di servizi di trasporto collettivo per la visita dei siti, dei musei e degli ecomusei di archeologia industriale; attività di ricerca e di studio sul patrimonio di archeologia industriale.
Nell'articolato è prevista l'istituzione di una Commissione regionale per l'archeologia industriale che sarà chiamata, tra l'altro, a formulare proposte alla Giunta regionale al fine della valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale.