di Sergio Grifoni (*)
Domani giovedì 27, presso la Regione dell’Umbria, dovrebbe esserci l’ultima partecipazione per affrontare le tematiche relative alla preannunciata riforma endo-regionale e, nello specifico, alla soppressione dei Consorzi di Bonifica. La discussione, come spoletini, ci riguarda in modo particolare, essendo proprio il nostro territorio teatro della operatività della Bonifica Umbra. Tale secolare istituzione, secondo la riforma stessa, dovrebbe essere sostituita da una Agenzia apposita che andrà a gestire tutto il territorio regionale.
Cosa può significare questo? E’ bene ricordare che i Consorzi di Bonifica nacquero alla fine dell’800, per spontanea volontà popolare, chiamandosi Sagra Congregazione delle Acque, con gestione da parte del Vaticano e successivo riconoscimento giuridico da parte dello Stato. Le famiglie cioè decisero di autotassarsi per l’espletamento di opere idrografiche e per la messa in sicurezza degli argini fluviali. Oggi in Umbria, oltre al nostro Consorzio, che per operatività arriva fino a Bettona e Nocera, ci sono quelli del Tevere/Nera, zona ternana e laziale, e quello di Chiusi, zona lago Trasimeno e dintorni. La Bonifica Umbra, soprattutto per i residenti nella cosiddetta “piana spoletana”, è stato sempre un punto di riferimento per i problemi di sicurezza dei torrenti, dei bacini idrografici e non solo. E’ stata sempre gestita con oculatezza e razionalità, facendo maturare risultati positivi anziché le abituali perdite che sempre contraddistinguono Organismi pubblici. E’ praticamente un nostro fiore all’occhiello.
Cancellarla senza colpo ferire, a mio avviso, significherebbe sferrare un ulteriore mazzata al nostro già precario sistema economico-produttivo. Capisco e, per alcuni versi condivido, che occorre contenere le spese attraverso la razionalizzazione dei servizi, ma perché partire proprio da questo la cui soppressione, tra l’altro, potrebbe non diminuire i costi, ma aumentarli? A rimetterci poi saranno i cittadini che, cambiando il gestore, per la realizzazione di opere necessarie, potrebbero vedersi aumentare il cosiddetto canone irriguo (già si vocifera che potrebbe triplicare)
Che fine faranno inoltre i beni della Bonifica Umbra? A chi andrà il prestigioso Palazzo Sansi di piazza del Mercato, la cui recente ristrutturazione è costata ben 11 miliardi di vecchie lire? A chi andrà quello di Foligno, sede distaccata del Consorzio? A chi sarà assegnata la proprietà della Torretta di Pontebari o il nuovo immobile in loc. Mattonelle, costruito recentemente e di prossima inaugurazione, ove è prevista una Stazione al servizio della pista ciclabile, con tanto di ristorante ed officina meccanica? Che fine faranno tutti i progetti già in cantiere per un valore di circa 20 milioni di euro? Non so se la partecipazione di domani darà tutte queste risposte. So soltanto che, come spoletini, dovremmo prendere posizione, con determinazione e fermezza, e non partecipare passivamente solo per ascoltare ed adeguarsi. Mi auguro che la città non venga ancora mortificata dal lassismo di chi dovrebbe difenderla.
(*) Consigliere comunale Prima Spoleto-Udc