E’ sconvolta la città di Spoleto dopo l’omicidio-suicidio che squarciato la quiete della frazione di San Giovanni di Baiano. Tutti qui conoscevano Lino Monteverde, il piccolo imprenditore edile che ha aperto il fuoco prima sul suocero, poi verso se stesso. E conoscevano anche la vittima, Umberto Roscini. Il lavoro della polizia, coordinata dal pm Mara Pucci, è terminato a notte inoltrata, intorno alle 2.30 di questa mattina. Le salme di Monteverde e di Roscini sono state trasportate all’obitorio di Perugia a disposizione dell’autorità giudiziaria che oggi ha nominato la dottoressa Reattelli, l’anatomopatologo incaricato di eseguire l’autopsia. I funerali potrebbero tenersi già giovedì prossimo anche se è probabile, a sentire alcuni amici della famiglia, saranno svolti in forma strettamente privata.
Le indagini – agli investigatori il quadro era ormai chiaro già dal tardo pomeriggio di ieri, quando nella proprietà di Roscini, in località Icciano, è stato rinvenuto il corpo del genero. Non ha retto al ‘peso’ di quanto aveva fatto e si è tolto la vita. Con quella stessa Beretta 7,65 con cui aveva poco prima ucciso il suocero. L’ora dell’omicidio in Via Blasioli è stata però riposizionata dagli inquirenti: non più alla mezzanotte di sabato, ma ieri mattina, fra le 7 e le 8. Due ore dopo quella del suicidio (fra le 9 e le 10). E’ probabile che a scatenare il raptus in questo 55enne, definito da tutti “un uomo mite”, sia stata la paura per i problemi economici in cui era incappata la sua azienda, il timore di perdere la sua stessa famiglia. Forse non è un caso che abbia agito proprio mentre erano tutti lontani dalla villetta della tragedia. Non avrebbe lasciato messaggi per nessuno. Anche se, a quanto trapela, avrebbe trovato la forza di fare un’ultima telefonata alla moglie.
Il ricordo – Roscini, a dispetto dell’età, aveva ancora una tempra da far invidia ad un quarantenne. Tutti i giorni si recava nella proprietà di Icciano dove aveva ancora gli attrezzi di fabbro, mestiere che aveva svolto per tanti anni. Era legatissimo ai nipoti, specie alla ragazza che ha avuto l’ingrato compito di ritrovarlo ieri senza vita e dare l’allarme al 113. “Era un uomo sempre sorridente, gioviale” così un vicino ricorda invece Lino Monteverde “nel lavoro ineccepibile, puntuale, di parola. Capitava spesso di vederlo lavorare al rifacimento di un tetto e sentirlo cantare. Cantava anche quando lavorava sodo”.
(Ca. Cer.)
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