Scontri a Roma: Claudio Pace scrive a Di Pietro: "Servono bocche pulite" - Tuttoggi.info

Scontri a Roma: Claudio Pace scrive a Di Pietro: “Servono bocche pulite”

Redazione

Scontri a Roma: Claudio Pace scrive a Di Pietro: “Servono bocche pulite”

Dom, 16/10/2011 - 12:18

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Gentile onorevole Antonio Di Pietro,
le scrivo questa, lettera aperta, dopo aver appreso le notizie di quanto accaduto sabato scorso 15 Ottobre a Roma, e visto su internet le immagini terribili di quella manifestazione, nell’intenzioni dei manifestanti pacifica, ma che non a caso è stata scelta da un gruppo internazionale ben organizzato, come teatro di una protesta tanto violenta quanto inutile. Scrivo a lei, senza nascondere il mio essere un militante di CDX e consigliere di minoranza in una delle circoscrizioni della città in cui vivo, Terni, perché i fatti accaduti mi hanno fatto subito venire alla mente la sua plateale richiesta di dimissioni all’onorevole Silvio Berlusconi, di qualche settimana fa, in cui ha paventato la possibilità che in mancanza delle stesse ci ‘sarebbe potuto scappare il morto’. Il morto sabato, non ci è scappato, per fortuna, feriti sì, purtroppo, scontri, danni materiali, danni simbolici ad una Madonna e ad un crocifisso, cose che in Italia non si sono mai viste e che speriamo non si vedano più,
ma il morto non c’è stato, c’è stata una giornata di ordinaria violenza come non se vedevano dai tempi del G8 di Genova o dal più lontano 68, dopo una strana giornata parlamentare in cui si è utilizzato anche il metodo aventiniano, quello di far mancare il numero legale, pur di far cadere il governo Berlusconi. Il motivo di questa mia, è solo quella di chiederle di abbassare i toni del
suo parlare e del suo contendere, perché se lei è in perfetta buona fede, potrebbe non esserlo chi lo ascolta e gli organizzatori delle violenze, che sanno cogliere i momenti giusti e i posti giusti per scaricare la loro malvagità. Sono un padre di famiglia, privilegiato forse, perché, lavoratore a tempo indeterminato, anche se nella mia azienda si comincia a parlare di contratti di solidarietà, ed ho tre figli grandi di cui uno solo lavora e senza contratto a tempo determinato, ma a differenza sua, che pur combattendoli vive con i privilegi della cosiddetta casta, ho fiducia che il governo, se si crea un giusto clima costruttivo tra maggioranza e minoranza, può ancora fare del bene per il paese e quindi per la mia città e la mia famiglia. Ma quello che mi preme di dirle oggi, è che non basta condannare la violenza in ogni sua forma, ma occorre davvero cambiare linguaggio, avere, mi permetta l’espressione forte, le *bocche pulite* oltre che le mani pulite. Se non ci si riesce, se si è troppo sanguigni per farlo, allora bisognerebbe dare il buon esempio e fare quel passo indietro che viene chiesto ad altri, con la crisi internazionale che preme tutto l’occidente non possiamo permetterci il lusso di far ricomparire il linguaggio della violenza nelle piazze del paese, la violenza non verbale, reale, può attecchire facilmente nel linguaggio violento, come mi insegnava il mio vecchio professore di storia e filosofia del liceo: ”prima viaggiano le idee, poi i carri armati”. Detto questo auguro a lei, e a suo figlio che è sceso in campo con lei nell’arena politica, ogni bene e le porgo, pur non conoscendola, i miei più cordiali saluti.

Claudio Pace

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