Tornano in aula Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il processo d’appello che li vede imputati per l’omicidio di Meredith Kercher. I due ragazzi erano già stati ritenuti colpevoli e condannati in primo grado rispettivamente a 26 e 25 anni di reclusione. Questa mattina è stata la volta dell’accusa: il nuovo Procuratore Generale Giovanni Galati e il sostituto procuratore Giancarlo Costagliola hanno preso la parola di fronte alla Corte. Il sostituto procuratore ha da subito definito “attendibili e affidabili” le parole che il clochard Antonio Curatolo aveva dichiarato nel suo interrogatorio, durante il quale aveva sostenuto di avere visto Raffaele Sollecito e Amanda Knox poco lontano dalla casa del delitto, in Piazza Grimana a Perugia, la sera del primo novembre del 2007, la sera dell'omicidio di Meredith. L’accusa ha poi cercato di smontare la tesi messa in ballo dalla difesa, in base alla quale Rudy Guede, l’ivoriano accusato insieme ad Amanda e a Raffaele dell’omicidio della Kercher, avrebbe confidato in carcere a Mario Alessi, il detenuto condannato all’ergastolo per aver ucciso il piccolo Tommaso Onofri, che i due ragazzi sarebbero in realtà estranei ai fatti. Giancarlo Costagliola ha poi anticipato che la pm Manuela Comodi esporrà durante il dibattimento le posizioni dell’accusa sull’attendibilità della presenza di DNA degli imputati sul coltello e sul gancetto del reggiseno, le due prove indiziarie portanti dell’impianto d’accusa. ''E' una falsificazione scientifica della realta' – ha detto Costagliola – negare l'esistenza del Dna della Kercher e di Sollecito sul coltello e sul gancetto di reggiseno''. Il sostituto procuratore ha infine affermato: “mi auguro che nel decidere vi sentiate un po' genitori di Meredith Kercher, una ragazza seria e discreta alla quale Amanda e Raffaele hanno impedito di vivere”.
Ale Chi
Foto di Stefano Dottori