“La situazione all’interno del carcere di Maiano si fa ogni giorno più drammatica, è un’impasse che rischia di ripercuotersi anche a livello sociale”: a parlare è il presidente del Consiglio Comunale di Spoleto Patrizia Cristofori, a pochi giorni dall’appello delle organizzazioni sindacali alle autorità competenti di fronte all’incremento costante del numero dei detenuti e alla contemporanea carenza di organico.
“Pur trattandosi di un problema di carattere nazionale sui cui si sono concentrare anche le attenzioni del Presidente della Repubblica, la situazione in Umbria e soprattutto all’interno del carcere spoletino ormai ha superato anche i livelli di guardia. Abbiamo più volte sollecitato le istituzioni competenti e ci siamo impegnati in diverse occasioni per portare all’attenzione generale un problema che sarebbe sbagliato considerare solo una grave questione di sicurezza all’interno della casa di reclusione, basti pensare soltanto alle implicazioni di carattere socio-sanitario, le cui problematiche e i cui costi gravano anche sulla sanità locale. Le tante voci che si sono sollevate rischiano di restare inascoltate e il procrastinarsi della situazione rappresenta un segnale allarmante perché di fronte a questo stato di cose il tempo che passa senza alcuna soluzione rischia di rendere estremamente difficile il lavoro delle guardie carcerarie e di compromettere in senso lato gli equilibri della coesione sociale”.
“Ci siamo occupati più volte del problema, insieme al sindaco e alle forze politiche della città. In consiglio comunale ci sono state diverse mozioni, interrogazioni, riunioni. Abbiamo anche prodotto un documento a firma dei capigruppo e abbiamo incontrato la Regione, insieme alle istituzioni carcerarie e alle organizzazioni sindacali, per prendere in esame l’intera situazione, sollecitando tra l’altro l'ispezione ministeriale. È urgente – conclude la Cristofori – che i parlamentari del territorio riprendano un’azione forte presso le più alte istituzioni per risolvere nel più breve tempo possibile un problema che genera un clima di invivibilità e di tensione non più sopportabile sia per i detenuti che tutti il personale del carcere”.