Dallo spopolamento dei territori alla tutela delle foreste e dei piccoli borghi, per la conservazione delle bellezze naturali e culturali del paese in virtù della vivibilità, ma anche del turismo. Ha finito per toccare argomenti di grande calibro l'acceso incontro di oggi nella sede perugina dell'Anci regionale tra i sindaci dei piccoli comuni umbri, destinati -forse- a sparire in virtù della manovra finanziaria anticrisi, varata dal governo con decreto legge il 13 agosto, che prevede nell'articolo 16 l'abolizione delle amministrazioni comunali sotto i mille abitanti.
“Tagliare i piccoli comuni per tagliare i costi della politica fa veramente sorridere”, ha detto laconico nel suo intervento il sindaco di Sant'Anatolia di Narco Tullio Fibrarioli. “Sappiamo tutti quanto costano i piccoli comuni e sappiamo anche quanto costerebbe comunque la gestione dei territori all'interno dei grandi comuni”.
In una lunga serie di interventi, i sindaci dei piccoli comuni a rischio cancellazione hanno ribadito in coro l'assurdità della cancellazione di tante amministrazioni attraverso un semplice decreto legge, la futilità dei costi che sarebbero abbattuti (si è fatto più volte cenno al rimborso dei consiglieri dei piccoli comuni, di circa 18 euro lordi) -nel contesto di bilanci generalmente in attivo-, e in generale l'errore del decreto nel pensare di ridurre dei costi eliminando gli unici organi di rappresentanza diretta di intere comunità. Ma in molti hanno sollevato anche tematiche di più ampio respiro legate all'eliminazione dei comuni sotto i mille abitanti.
Fine servizi e spopolmento dei piccoli comuni – Nella lunga sfilza di interventi, tutti marcatamente contrari al decreto, Fibrarioli è stato il primo ma non l'unico a rimarcare l'aspetto dello spopolamento dei territori che potrebbe conseguire dall'operazione. “Fino ad oggi con i nostri sforzi abbiamo permesso di mantenere alti livelli di vivibilità ai territori, evitando l'emigrazione della popolazione. A guardare le cifre demografiche, si registra anzi un inversione di tendenza, con un ripopolamento delle nostre parti”, ha detto il primo cittadino del piccolo comune della Valnerina. Sulla stessa linea il sindaco di Preci Pietro Bellini: “Come potremo convincere i nostri giovani a restare a vivere i nostri territori, se per accedere a qualsiasi servizio dovranno percorrere almeno 30 km?”. Secondo Bellini, la chiusura delle amministrazioni sarà solo il primo passo di un abbandono totale dei territori dagli altri servizi, spesso in interdipendenza con i comuni, come gli sportelli bancari, quelli postali, le scuole, e addirittura i servizi delle forze dell'ordine. “”Ho già preso contatto con le forze dell'ordine per capire come hanno intenzione di organizzarsi. Già stanno facendo il conto delle caserme da chiudere”, ha detto Bellini.
Ambiente, cultura, turismo – L'aspetto del presidio dei territori è stato un altro punto più volte toccato dai sindaci dei piccoli comuni, come gli amministratori di Poggiodomo il più piccolo comune dell'Umbria con i suoi 146 abitanti, che hanno fatto cenno all'abbandono degli organismi di controllo delle foreste e delle bellezze naturali, o come il sindaco di Polino (284 abitanti), che ha parlato invece di tutela dei borghi.
“Qualcuno ha definito l'Italia come uno stivale con le perle”, ha detto il primo cittadino di Polino Ortenzio Matteucci. “Le perle dello stivale sono i piccoli borghi. Questa è l'unicità di questo paese. Vogliamo infliggere un colpo mortale anche al turismo?”, ha affermato il sindaco in un intervento fiume, in cui ha anche sarcasticamente annunciato l'ipotesi al vaglio dei cittadini di creare una repubblica indipendente, o magari di chiedere l'annessione allo stato del Vaticano.
Alternative e iniziative – La principale indicazione alternativa scaturita dall'incontro di oggi è stata il rilancio della messa in condivisione dei servizi tra piccoli comuni, parte della riforma endoregionale attualmente in corso in Umbria. “Facciamo i servizi associati”, ha detto il sindaco di Sant'Anatolia, sostenuto dagli altri amministratori, che in molti casi hanno già iniziato a condividere i servizi con i comuni limitrofi.
“Ovviamente con questo decreto si accantona tutto il lavoro fatto finora con la regione per la riforma endoregionale, che andrà quantomeno ripensata”, ha detto però il sindaco di Avigliano Umbra Giuseppe Chianella.
Dal sindaco di Preci e da quelli degli altri comuni coinvolti è partito infine l'invito all'Anci a farsi “portavoce di una proposta alternativa a livello nazionale”, che scongiuri la chiusura delle piccole amministrazioni. In rappresentanza dell'Associazione dei comuni, Chianella ha infine annunciato la prossima manifestazione nazionale dei comuni italiani, prevista il 29 agosto a Milano, e una seconda che dovrebbe tenersi i primi di settembre a Perugia, per la quale il sindaco Boccali sta chiedendo alla prefettura i necessari permessi.
I comuni umbri coinvolti dalla manovra – Sono 10 in Umbria i comuni destinati a scomparire per effetto della manovra anti crisi, concentrati soprattutto in Valnerina. Nella Provincia di Perugia potrebbero essere “fusi” i comuni di Lisciano Niccone (654), Monteleone di Spoleto (648), Paciano (974), Poggiodomo (145), Preci (778), Sant'Anatolia di Narco (581), Scheggino (488) e Vallo di Nera (419). In quella di Terni sono ‘solo’ 2: Parrano (587) e Polino (284).
Francesco de Augustinis