di Alessandra Massari (*)
La ricorrenza dell’8 marzo di quest’anno giunge al culmine di crisi etica, politica, economica, senza precedenti per la nostra società, in cui una cultura maschilista, aggressiva e prevaricatrice ha acquisito stabilmente nell’ultimo ventennio una vera e propria egemonia sociale, sino ad essere rappresentata ed ostentata senza ritegno alcuno ai vertici del governo del Paese. La figurazione culturale del corpo delle donne come puro strumento di svago e piacere non può, per la visibilità mediatica di simile modello, non aver influenzato in negativo i costumi sociali e riproposto l’amplificazione drammatica della violenza sulle donne quale elemento fondante della subalternità femminile.
Le cifre, in merito, sono impressionanti: secondo vari istituti di ricerca sociale, in media dal 2006 sono stati circa 200 all’anno gli omicidi in ambito familiare e relazionale e per l’85% di essi, i responsabili sono da individuarsi tra mariti, ex mariti, fidanzati, compagni, amanti, spesso anche padri. Al delitto “d’onore”, si è quindi aggiunto un vero e proprio delitto di “genere”, a cui purtroppo vanno sommati le decine di migliaia di casi l’anno di violenza e abusi, spesso, in gran parte non denunciati dalle vittime.
Né si può tacere, come nell’ambito dell’attuale e dominante pensiero “unico” e delle politiche neoliberiste conseguenti, il ruolo della donna nella società e nel mondo del lavoro permanga marginale e anzi, nella malintesa accezione di riforma del mercato del lavoro progettato dall’attuale Governo, la modifica dell’art.18 e del sistema delle tutele e garanzie rischia di avere un impatto drammatico sull’occupazione femminile, aprendo nuovi varchi a licenziamenti discriminatori fondati sul ricatto sessuale e sulla condizione di gravidanza delle donne, quest’ultima sempre sgradita ai datori di lavoro e spesso risolta con il triste fenomeno delle “dimissioni in bianco”.
L’8 marzo è quindi ricorrenza non formale, ma ancora di più data e evento simbolico per il riscatto e l’emancipazione sostanziale della condizione femminile nel nostro Paese e segni forti e visibili di presa di coscienza in tal senso si moltiplicano: la ribellione delle donne di Calabria ai rituali familistici e barbarici delle mafie, l’organizzazione del movimento e delle manifestazioni di massa delle donne di “Se non ora, quando?” che nel corso del 2011, ha portato in piazza centinaia di migliaia di cittadine/i.
Sinistra Ecologia Libertà e il nostro circolo “Enrico Berlinguer”, hanno l’ambizione di promuovere e partecipare con sempre maggiore determinazione ciò che per noi deve essere un carattere fondante della nostra società: la parità sostanziale di genere, nell’espressione dei diritti universali di libertà e progresso.
(*) Coordinatrice del Circolo SEL “Enrico Berlinguer” (Spoleto-Campello-Castel Ritaldi-Montefalco)