Torna la rubrica Umbria 10 e Lode di Tuttoggi.info che per l’occasione ha preparato 3 appuntamenti con altrettanti prestigiosi protagonisti del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
L’Ente lirico spoletino celebra infatti, con l’edizione attuale, i 75 anni di vita diventando così la prima manifestazione più longeva in Umbria dedicata all’Opera e alla Lirica in generale, oltre che una delle più antiche in Italia.
La fucina di nuove voci per il mondo del bel canto e non solo, è ormai riconosciuta anche in ambito internazionale e si può tranquillamente affermare che non c’è cantante degli ultimi 75 anni, di riconosciuta levatura artistica, che non abbia calcato ai suoi inizi le assi dei palcoscenici di Spoleto.
Ed è proprio con uno dei più blasonati protagonisti che inizia questa serie di incontri dedicati allo Sperimantale, il M° Direttore di Orchestra e pianista, Marco Boemi.
Marco Boemi è un pianista e direttore d’orchestra di fama internazionale che nel corso di più di 25 anni di carriera, ha lavorato con 3 generazioni di grandi cantanti – fra cui ricordiamo Luciano Pavarotti, Anna Netrebko, Renato Bruson, Edita Gruberová, Vittorio Grigolo, Elena Obrazcova, Katia Ricciarelli e Cecilia Gasdia – e si è esibito in moltissimi teatri nazionali e internazionali quali il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro San Carlo di Napoli, la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, il Musikverein di Vienna e il Grand Theatre di Shanghai.
«Sono venuto a Spoleto nel 1986 come maestro collaboratore – esordisce Boemi – ed è qui che è iniziata la mia carriera che mi ha portato a suonare il pianoforte e dirigere in tutto il mondo con le più grandi stelle della lirica”.
E’ proprio sulla natura “genitrice” del Lirico che infatti rivolgiamo la prima domanda a Marco Boemi ricordando come in una famosa conferenza tenutasi a Montefalco il mai dimenticato Philippe Daverio apostrofò i presenti dicendo che occorreva “farla finita” di parlare in Umbria di eccellenze ma di iniziare a considerarle semmai Unicità.
Il Lirico Sperimentale è dunque definitivamente una unicità?
“Non c’è dubbio che lo sia– risponde senza tentennamenti il M°Boemi–se andiamo a guardare una semplice cronologia degli ultimi 30 anni, ma forse anche 50, e osserviamo chi ha vinto il Concorso del Lirico, notiamo come la crema, il fior fiore, di tutti i più grandi cantanti italiani sono usciti dallo Sperimentale. Chiunque dei protagonisti della lirica italiana, tranne Pavarotti, negli ultimi 50 anni è uscito da qui”.
“Il Lirico Sperimentale– prosegue Boemi- è unico perchè ha creato un Concorso (Concorso Comunità Europea ndr.) che alla sua conclusione da al vincitore la possibilità di fare due anni di studi e nel corso di questi due anni, di debuttare nei ruoli. Nel panorama italiano non mi viene in mente niente altro di simile a parte l’AsLiCo (Associazione Lirica e Concertistica Italiana, ma fondata nel 1950 e dunque più giovane del Lirico ndr.).
Magari ci sono concorsi dove si vincono somme di denaro anche elevate, ma poi non c’è la formazione. Dopo i due anni di Spoleto c’è un rodaggio tale che si è veramente pronti per la vita musicale professionale.
Non è un caso poi che chi vince il Concorso del Lirico torna sempre volentieri a Spoleto. Sono grande amico di Renato Bruson e lui è legatissimo allo Sperimentale e a Spoleto. E’ sempre voluto tornare con gioia per restituire un pò di quello che aveva ricevuto dallo Sperimentale agli inizi della sua carriera.“
Ed è proprio sul principio di una “carriera” che chiediamo al M° Boemi di raccontarci i suoi inizi e la sua esperienza allo Sperimentale di Spoleto.
“Sono venuto qui nel 1986 come pianista accompagnatore. Ho imparato i rudimenti del mestiere ed anche lavorando a volte in condizioni di difficoltà ho imparato che cosa era davvero il Teatro. Dall’altro lato, alcuni degli incontri più importanti della mia carriera futura sono stati proprio a Spoleto. Io qui ho conosciuto Giuseppe Sabbatini (vincitore nel 1987 e debuttante nella Lucia di Lammermoor ndr.), con il quale sono diventato amico e con il quale andrò a cena insieme stasera. Spoleto insomma è un po come l’Alma Mater. Si è partiti da li, si è capito come funzionava il mondo della lirica e sempre li si torna volentieri.
“Voglio raccontare una cosa che mi ha colpito molto- aggiunge Boemi-Nel 1986, quando sono venuto a Spoleto come pianista accompagnatore, l’opera selezionata era il Rigoletto. L’anno scorso ho ricevuto la telefonata di Claudio Lepore (storico Direttore Generale del Lirico ndr.) che mi pregava di poter tornare a dirigere una messa in scena che si presentava complicata per via delle norme sulla pandemia e che necessitava di un professionista di esperienza. Quell’opera era il Rigoletto! Devo dire che per me è stato come un segno del destino, un cerchio che si chiude idealmente. L’opera con la quale avevo cominciato come accompagnatore era anche quella che dirigevo 35 anni dopo.”
Il Maestro Marco Boemi è però anche uno dei massimi esperti di liederistica, e poichè nella programmazione del Lirico non manca mai la sezione dedicata a questo genere di composizione (Operalieder ndr.) chiediamo se tra le nuovi voci ci sia qualche nuovo virgulto della liederistica
“C’è una cantante di origini calabresi, la classica voce del sud, ricca e pastosa che ha una grande passione per la ,musica tedesca fatto questo che la porta ad essere una possibile candidata. Ma il problema della liederistica in Italia è che quasi nessuno parla e studia il tedesco. Se non si parla correttamente la lingua il canto perde tutto il suo fascino. Esiste anche una liederistica francese ed anche italiana ma di livello nettamente inferiore alla tedesca, per cui la lingua rimane il problema principale“
“A questo riguardo voglio raccontarvi un episodio velocissimo– aggiunge divertito il Maestro Boemi-Proprio per questa mia passione, nei vari concerti fatti soprattutto in Giappone con Giuseppe Sabbatini, ho sempre pensato che lui avesse la voce ideale per questo genere. Giuseppe è sempre stato scettico per la non conoscenza della lingua, ma dopo la mia insistenza alla fine, dopo aver studiato come un pazzo, abbiamo fatto in Giappone un recital tutto imperniato su Richard Strauss e Franz Liszt. Abbiamo avuto un successo strabiliante! Alla fine del concerto entro in camerino per congratularmi e lo trovo seduto con gli occhi sbarrati e gli dico ‘oh allora hai visto che successo eh…’. Lui mi guarda e mi apostrofa con un invito ad andare in qualche luogo…Ed io gli chiedo ‘e perchè??’, e lui ‘E’ colpa tua, adesso come faccio io a tornare a cantare Donizzetti??‘
“Ecco-chiosa il M° Boemi in chiusura di intervista– abbiamo riso per anni di questo episodio, perchè la profondità con la quale si affronta, si scava, questo repertorio rende difficile tornare alle vecchie abitudini.
Putroppo il genere non si studia in conservatorio, dove i ragazzi sanno che esiste un certo Franz Schubert che ha scritto dei lieder ma poi non si approfondisce. Quello che io apprezzo molto è che ogni volta che ho proposto questa cosa invece a Spoleto, ho trovato sempre un entusiasmo enorme. Il che mi fa capire che se ci fosse la possibilità di insistere, molto probabilmente, potrebbe venire fuori qualcuno di importante”.
Spoleto ed il Teatro Lirico Sperimentale, nella loro unicità, rimangono dunque una pietra d’angolo del panorama culturale regionale e italiano.
Occorre, come più volte abbiamo detto ma non ci stanchiamo di ripetere, trovare tutti gli strumenti possibili per il sostegno e ulteriore sviluppo dell’Ente lirico.
Prossimo appuntamento della trilogia di Umbria 10 e Lode dedicata allo Sperimentale con la celebre soprano Marina Comparato