6,5 milioni di dubbi (alias di euro) per la faraonica opera per il “mini palasport” di Via Martiri della Resistenza (ospiterà appena 390 posti a sedere), fortissimamente voluto dal primo cittadino Sisti, con il placet dell’ormai ex vice e assessore allo sport Stefano Lisci, volato a Palazzo Cesaroni con il voto delle regionali ma più che mai presente nel voler dettare, dalle stanze del partito democratico di Spoleto, l’agenda del sindaco. Ma andiamo con ordine.
A riaccendere i riflettori sulla gestione amministrativa ci ha pensato Alleanza civica dei consiglieri Alessandra Dottarelli e Gianmarco Profili con una nota che denuncia come sia a rischio, per le casse comunali, alias del contribuente, la pratica relativa al palasport dello stadio.
D’altra parte, vuoi per l’opera di distrazione di massa natalizia – tra fuochi d’artificio, lucine, alberoni, pennaccchi, un calendario di eventi poco più che paesano ma supportato da una comunicazione esterna a quattro zeri includendo anche l’ingaggio di una società per ben 5 presentazioni di libri da qui a giugno prossimo –, vuoi per chi ha vinto le regionali (e ora è distratto nel consolidare il forziere elettorale) e chi le ha perse (impegnato a leccarsi le ferite), la città, quella reale, continua a soffrire sotto il profilo economico. Come ha dimostrato anche il recente report della Camera di Commercio.
Quei 6,5 milioni di dubbi per il “PalaSisti”
È una nota a firma Dottarelli-Profili a ricordare alla Giunta la decorrenza termini del “PalaSisti” (copyright dello stesso movimento politico). Leggiamo: “Abbiamo sempre nutrito dubbi sul progetto di demolizione e ricostruzione del vecchio palazzetto dello sport; dubbi che nascono dall’eccessiva quantità di risorse spese per realizzare una struttura nuova con una capienza limitata di 390 posti. Spoleto aveva, ha e di questo passo continuerà sempre ad avere bisogno di una struttura che, invece, di posti ne accolga almeno 1.500, indispensabile per manifestazioni sportive in grado di attirare il relativo incoming turistico” esordiscono i due consiglieri. Senza considerare che una struttura come quella da sempre auspicata potrebbe ospitare anche eventi culturali (sarebbe interessante sapere, almeno nell’ultimo quinquennio, a quante compagnie e artisti che a Spoleto volevano esibirsi il Comune ha detto “picche” per non avere un tale spazio). Ma proseguiamo: “Il palazzetto è chiuso da luglio, cioè da quando è stato parzialmente tolto il tetto per eliminare l’amianto incapsulato, privando del suo utilizzo varie società sportive chissà ancora per quanto tempo. Siamo contrari al progetto perché riteniamo sbagliato spendere circa 6.5 milioni di euro per ritrovarci una struttura che in ogni caso non risolverà la carenza cronica di un Palasport. I soldi provengono in gran parte da risorse del PNRR, è vero, ma circa due milioni sono finanziati con un mutuo a carico del Comune. Abbiamo sollevato i nostri dubbi durante la discussione della pratica in Consiglio comunale, rilevando come, tra le varie criticità del progetto, ci sia anche quella dei tempi di realizzazione, che sarebbero a quanto dichiarato di circa un anno e mezzo. I fondi del PNRR, infatti, vanno spesi e rendicontati entro il 2026, ma a questo proposito ci era stato detto che i tempi, anche se stretti, sarebbero stati sufficienti e che i lavori avrebbero avuto inizio entro il mese di novembre. A oggi, però, non possiamo che constatare che i lavori non sono cominciati e che questi hanno già accumulato un ritardo di almeno 45 giorni rispetto a quanto raccontato in Consiglio comunale. La nostra preoccupazione nasce dal fatto che, se la scadenza del 2026 non venisse rispettata, si perderebbe anche il finanziamento del PNRR e quindi l’intervento diventerebbe a totale carico delle casse comunali. Questo scenario decisamente ci spaventa. Perché questo ritardo nell’inizio dei lavori pur avendo tempi strettissimi? Non vorremmo che al palazzo comunale si confidi in una proroga della scadenza da parte dell’Europa, perché un eventuale atteggiamento di questo tipo equivarrebbe a commettere una grossa imprudenza e a giocare d’azzardo mettendo sul piatto il futuro della città intera” concludono Alessandra Dottarelli e Gianmarco Profili.
Se la matematica non è una opinione e se le informazioni fornite anche dai banchi della Giunta (tecnici inclusi) sono vere, l’appalto – il progetto esecutivo deve essere ancora approvato dalla Giunta e chissà quando lo si approverà – prevede “420 giorni” per la consegna dei lavori, cui aggiungere almeno 3-4 mesi per i collaudi. Più o meno 17-18 mesi. Anche ammesso che il cantiere apra l’1 gennaio 2025, dunque, il tutto si dovrebbe risolvere, pagamenti e burocrazia esclusa, entro maggio-giugno 2026.
Un rischio più che concreto visto che l’Italia, nell’ottenere la nuova calendarizzazione del Pnrr, dovrà chiudere tutti i lavori proprio entro il 30 giugno 2026. Data che si avvicina, neanche a farlo apposta, alla scadenza del mandato della Giunta Sisti (ottobre 2021).
Qualcosa di più preciso se ne potrà sapere, e indirettamente proprio dal mondo sportivo, dalle sorti dello Spoleto Calcio che ha fin qui ottenuto una deroga a giocare “in casa” fino al 18 dicembre (anche lo stadio sarebbe infatti interessato dai lavori per il palazzetto).
Giunta, il buon viso a cattivo gioco
Così, tolti i sorrisi e le foto ricordo di circostanza, il mandato di Sisti sta vivendo il suo momento peggiore. Al segretario dem Lisci che, all’indomani della propria elezione in regione aveva gelato il sindaco con il comunicato in cui si chiede di “cambiare passo”, che politicamente vale quanto una sfiducia, il sindaco ha risposto, in una intervista a Il Messaggero di essere aperto a ogni miglioramento “in questi tre anni abbiamo cambiato la città. Adesso c’è l’esperienza, che va messa insieme alla freschezza”. Contenti loro. Anche se l’ultima frase sembra chiudere la porta ai socialisti di Enzo Alleori, quanto “a freschezza” sia chiaro, che pure un ruolo in giunta lo va rivendicando da tempo. Tanto che alla capigruppo di giovedì, a sentire i presenti, ha fatto sapere l’intenzione di andare a sciare per tutto il mese di gennaio.
Come a dire, votatevelo da soli il bilancio.
La cui approvazione, anche questa promessa da Sisti entro il 31 dicembre, slitta al 2025, con la conseguenza di iniziare l’anno in esercizio provvisorio e operare in dodicesimi. Non ci sono infatti più i tempi per convocare il Consiglio comunale che necessita di almeno 20 giorni per poter studiare le carte.
Ma anche su questo potrebbe aver giocato la sua prova di forza il Pd se è vero, come confermato da una autorevole fonte del palazzo, che all’ultima riunione di Giunta, proprio Lisci (assente il primo cittadino) avrebbe ingaggiato una vivace lite con la dirigente finanziaria. Impossibile conoscere i motivi.
Tornando al rimpasto, il Pd, oltre a richiedere l’incarico di vice sindaco per Danilo Chiodetti (attuale assessore alla cultura), indica il capogruppo Cesaretti al posto di Lisci e con ogni probabilità anche un altro assessore. Che porterebbe a 4 i dem nella governance, maggioranza assoluta per tenere sotto scopa il sindaco. Ci sono poi i socialisti di Alleori a chiedere un posto, anche se una loro eventuale fuga dalla coalizione non comprometterebbe la maggioranza di Pd, M5S e Civici Umbri della capogruppo Maso.
Chi sacrificare?
Così il “campo largo”, partito proprio da Spoleto nel 2021 con Sisti e che tanti benefici effetti ha avuto sulle amministrative di Perugia e le recenti Regionali, rischia di trasformarsi in boomerang. Quanti e quale poltrone sacrificare e come rinsaldare l’esecutivo senza eccessivi sconquassi?
Di assessori che non possono vantare rappresentanza in consiglio ce ne sarebbero: da Giovanni Angelini Paroli, che fedele all’ex consigliere Fora, passato più di un anno fa al centrodestra, non sarebbe più utile per mantenere un qualche dialogo con l’ex giunta Tesei, a Manuela Albertella (candidata alle europee con Italia Viva, partito non presente in consiglio), alla stessa Luigina Renzi di Ora Spoleto che però può contare sulla fiducia della eurodeputata Camilla Laureti, che proprio con la lista civica ha spiccato il volo politico, transitata nelle più salde file del Pd, per Bruxelles.
Rivoluzione anche negli uffici
Non va molto meglio neanche per il management municipale che registrerà a breve l’uscita di due dirigenti tecnici, chi per quiescenza (Vincent Ottaviani), chi per aver vinto un concorso in altro ente (Francesco Zepparelli). Saranno sostituiti a seguito di selezione pubblica con un contratto a tempo determinato che, a quanto si mormora tra i banchi dell’assise (l’esito finale non è ancora stato reso noto; le prove si sono tenute il 21 e 27 novembre scorso, stando almeno ai bandi), potrebbe registrare – il condizionale è quindi d’obbligo – la nomina di 2 figure interne all’amministrazione stessa, le quali sarebbero risultate al primo posto nelle rispettive graduatorie.
Sisti e i cubi di Rubik
Un periodo denso di rompicapo da risolvere, come tanti cubi di Rubik, per il dinamico Sisti che alle beghe di palazzo, dove mantiene la delega alla sanità e bilancio, deve pensare a guidare la Fondazione Festival (in ritardo sul nuovo Statuto e nomine o conferme a seguire), l’Auri (con il congelamento della gara per il termovalorizzatore che rischia di avere ricadute pesanti sulla discarica di Orvieto con i maldicenti che guardano anche al rischio per altri siti, come Sant’Orsola), la Presidenza di Civici umbri (lista che nonostante abbia portato appena l’1,5% alla neogovernatrice Proietti punta a rimanere nel panorama politico regionale). Senza voler considerare le cariche che ricopre nel mondo professionale e accademico quale Presidente dell’Associazione mondiale agronomi e Accademia dell’olio, membro della Accademia Georgofili.
Un bel ginepraio di responsabilità e scelte da prendere, consapevole che i dem – e la voce è più insistente dopo la nota stampa dei giorni scorsi – potrebbero valutare anche di staccare la spina e presentarsi anzitempo alle elezioni, forti dell’esito regionale che li vede primi in classifica oltre la soglia del 36% (con M5S che supera il 7%).
Andare al voto nell’autunno 2026 rappresenterà di fatto anche il primo vero test sulle promesse annunciate nella recente campagna elettorale in tema di sanità pubblica, ambiente ed economia.
In aula prima del panettone
Il parlamento cittadino si ritroverà comunque prima di Natale, convocato per il 19 e il 23 dicembre alle 15.30. La mattina del 19 è attesa anche la consueta conferenza di fine anno del Sindaco per il bilancio delle attività.
Gli argomenti all’ordine del giorno per il consiglio sono quasi tutti di natura economico-tributaria: dall’approvazione aliquota e soglia esenzione dell’addizionale comunale Irpef, alle aliquote per Imu, la ratifica di una variazione urgente al bilancio di previsione, il riconoscimento di debito fuori bilancio a seguito di sentenza della Corte d’Appello di Perugia. All’esame dei consiglieri anche la individuazione “della quantità e qualità di aree e fabbricati da destinarsi alla residenza, attività produttive e terziarie e determinazione del prezzo di cessione per il 2025” e l’approvazione del “Piano comunale delle zone farmaceutiche”.
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