Cogne è un paesino incantevole, ed è grazie al contributo della Fondazione Carispo che tredici ragazzi con abilità diverse da quelle che, secondo il comune sentire, rientrano nella normalità, vi hanno potuto soggiornare dal 19 al 26 giugno scorso. La vacanza, realizzata con il contributo di Aias, Cerchio, CAI e servizi sociali del Comune di Spoleto, è stata un bell’esperimento di convivenza e di contatto con l’impervia natura alpina.
Nove volontari del Cai e tre operatori de Il Cerchio hanno accompagnato i tredici in tante passeggiate. Hanno salito insieme la Valnontey, con i suoi abeti svettanti, raggiunto Lillaz e le sue splendide scroscianti cascatelle, utilizzato la funivia per raggiungere la pregiata Chamois. Sono anche passati insieme sotto il ponte di Augusto ad Aosta ed hanno ammirato la bellezza mozzafiato del Bianco (quello dei 4815 metri di altitudine!) dalla Val Veny e in vicinanza del ghiacciaio del Miage.
Lungo gli erti sentieri, capanne dal tetto di ardesia dall’ingannevole aspetto tremolante, maestose frastagliate vette innevate, ruscelli chioccianti, sassi imponenti e stratificate rocce sedimentarie.
“Oltre alle passeggiate” ci ha scritto Eugenio, volontario del CAI e consigliere dell’Aias di Spoleto “penso molto varie e rappresentative dell’intera Valle d’Aosta, un momento centrale è stato il consumare insieme il pasto serale e dilungarsi nelle dichiarazioni di impressioni rilasciate, seppur con i propri accenti, da ognuno di loro. Ci siamo abituati alle loro voci, a sentirci ripetutamente chiamati e sollecitati a esprimerci in qualsiasi modo. Il contatto comunque”, ha continuato “con questa umanità, questi tredici nostri fratelli meno fortunati, stimola alla socialità, alla comprensione, alla sopportazione nei casi, peraltro sporadici, di qualche nervosismo o palese scontentezza. Si può scorgere il loro vissuto come il nostro, ma declinato in modo totalmente differente. Non vi sono ansie palesi o premure ossessive, solo vi è l’incedere a tentoni più di noi sui sentieri della vita, con la consapevolezza di esserci e di recitare, come noi, la propria parte.”
In un momento in cui il capitolo “spesa sociale” è la cenerentola dei bilanci degli Enti Locali, per non parlare dello Stato in cui è in atto un malcelato tentativo di deupaperamento dello stato sociale, queste elargizioni rappresentano un’ancora di salvezza per offrire a persone emarginate dalla società del “profitto a tutti i costi” una vacanza, una parvenza di normalità. Con il contributo della Fondazione, infatti, si sono potuti finanziare anche i soggiorni marini, divertimento assolutamente irrinunciabile per i ragazzi seguiti a Spoleto.
“Ho fatto due riflessioni” ha affermato il volontario verso la fine del suo scritto: “la prima è che le parole non servono e come si pongono loro (i ragazzi ndr), dovremmo provare a esercitarci anche noi, che con forza difendiamo i nostri “concetti” e le nostre “certezze”; la seconda riflessione è che in fondo la loro vita scorre senza i nostri affanni e dovremmo essere sempre più vicini a loro, anche per emularli nel possibile. L’affetto, la tenerezza, i baci, le carezze, il chiamarci continuamente, ci ha fatto sentire importanti ed è stato il miglior compenso al piccolo sacrificio cui ci siamo offerti.”
A queste toccanti parole non aggiungiamo altro bensì riportiamo quello che ha detto Eugenio, meglio di qualsiasi conclusione:
“Ma questo è il racconto di noi così detti normali, che credono di conquistare il mondo e non dispensano (forse) il fiume di umanità che Corrado, Sabina, Alessandro, e gli altri magnifici dieci, ci trasmettono.”
Isabella Caporaletti consigliera Aias sezione di Spoleto