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Umbria, piaga tossicodipendenza: 23 le vittime nel 2011, il 30% provenienti da fuori regione

Resta preoccupante il fenomeno relativo alla mortalità per overdose in Umbria: nella riunione congiunta delle commissioni d’inchiesta antimafia e tossicodipendenze sono stati illustrati i dati che rivelano l’aspetto preoccupante del fenomeno che registra un negativo andamento, costante negli anni. Sono 23 le vittime del 2011, il 30 per cento di loro provenienti da fuori regione, e altre 178 persone all'anno hanno rischiato di morire per overdose. L'età media delle vittime è di 37 anni: si tratta di morti precoci ed evitabili, di persone che hanno una “carriera di tossicodipendenza” e non sono consumatori occasionali. La riunione si è svolta a Palazzo Cesaroni, convocata dai presidenti Paolo Brutti e Luca Barberini, per ascoltare il dirigente del servizio regionale “Programmazione socio sanitaria”, Marcello Catanelli, in merito ai contenuti del report “Mortalità per overdose da stupefacenti in Umbria”.

Dalla relazione di Catanelli e dalle risposte alle molte richieste di approfondimento formulate dai consiglieri regionali è emerso che “siamo di fronte a dati molti preoccupanti e a strategie di contrasto non abbastanza efficaci: l'andamento della mortalità per droga in Umbria è rimasto grosso invariato negli ultimi anni (con una media di circa 23 vittime annue, il 30 per cento di loro provenienti da fuori regione), qualificandosi come un fenomeno endemico e un dato stabile che sembra non risentire degli interventi di contrasto messi in campo. Se poi si considerano anche le persone salvate dal 118 si devono aggiungere altre 178 persone all'anno che hanno rischiato di morire per overdose. L'età media delle vittime è di 37 anni: si tratta di morti precoci ed evitabili, di persone che hanno una “carriera di tossicodipendenza” e non sono consumatori occasionali, il cui decesso avviene di solito per un mix di droghe o di sostanze ed alcol. Di solito sono persone che vivono ai limiti della società e prive di rapporti sociali. I dati non tengono conto delle vittime correlate, come ad esempio quelle coinvolte in incidenti stradali dopo aver assunto sostanze, e risultano molto più elevati della media nazionale anche perché la rilevazione non avviene in modo omogeneo e le altre Regioni non pubblicano i dati completi.

Sette delle 26 vittime del 2011 erano straniere (3 tunisini) e questo potrebbe essere legato all'arrivo di nuovi giovani pusher tunisini, che spacciano e consumano droga, rappresentando così un rischio per la comunità e per loro stessi. Circa il 57 per cento dei morti per overdose – ha spiegato il dirigente del servizio “Programmazione socio sanitaria” – non erano noti ai Sert, un dato che deve farci riflettere sulla loro efficacia e sulla capacità di intercettare questo tipo di disagio. In realtà alcuni tipi di droghe sembrano non essere percepiti neppure come dipendenze, uno dei motivi per cui i consumatori non si avvicinano ai Sert, che peraltro da soli non bastano, dato che occorrono servizi nuovi per cocainomani, alcolisti e giocatori d'azzardo.

In Umbria risulta esserci una domanda di droga estremamente alta e sarà quindi importante indagare e capire cosa porta ad un consumo così elevato. Una domanda elevata il cui livello è influenzato da un mercato della droga che a Perugia è capillare e molto efficiente, forse anche troppo per essere gestito solo da pusher nordafricani. Anche il livello qualitativo delle sostanze e la 'strategia di marketing' seguita per la loro collocazione fa pensare ad una precisa regia mirata a consolidare lo spaccio nel capoluogo di Regione. Contro le overdose ci vuole una strategia di prossimità, con servizi e punti di riferimento che facciano da antidoto per la mortalità e la diffusione di malattie infettive anche se non sono in gradi di contrastare la dipendenza. Per sviluppare un approfondimento che possa portare dati utili alle azione di prevenzioni e contrasto – ha infine annunciato Catanelli – si sta predisponendo un dossier, insieme all'associazione Libera, sulla droga a Perugia e in Umbria: uno strumento di lavoro che potrebbe essere condiviso con le Commissioni regionali di inchiesta su droga e infiltrazioni mafiose”.