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UMBRIA MUSIC FEST: DOMANI A TODI LA SPELLBOUND DANCE COMPANY

Sarà la “Spellbound Dance Company” protagonista del 13esimo appuntamento dell'”UmbriaMusicFest”, festival itinerante in programma fino al 27 settembre prossimo. Domani sera, giovedì 24 settembre, presso il Teatro comunale di Todi, alle ore 21, la compagnia eseguirà i “Carmina Burana”, poesie burlesche, impudenti e sovversive, ritrovate, numerosissime (più di trecento componimenti di vario genere), in un manoscritto dell'abbazia di Benediktbeuren, da cui presero il nome.

Regia e coreografia di Mauro Astolfi, artista di fama internazionale e docente nelle Accademie e Centri di formazione Europei e Statunitensi, oltre a partecipare con disinvoltura dalle serate di gala televisive (RAI 1,TMC). La Spellbound Dance Company si esibirà su musiche di K. Orff, V. Caracciolo (da “Passione Medioevale”) e di A. Vivaldi (da “Dixit Dominus”). Nove saranno i ballerini che daranno vita allo spettacolo: Alessandra Chirulli, Marioenrico D'Angelo, Maria Cossu, Gianmaria Giuliattini, Marianna Ombrosi, Brabara Pennavaria, Sofia Barbiero, Francesco Gammino, Camilla Brezzi. Tra gli altri membri del gruppo ci sono Marco Policastro, che si occuperà dei disegni luce, Stefano Mazzola, scenografie, e Sandro Ferrone, costumi.

Di questo spettacolo Riccardo Reim, scrittore e reigista, dice: «Da questo curioso magma di scurrilità plebea e raffinatezza cortigiana, Mauro Astolfi trae – o per meglio dire, deduce in piena libertà, senza alcuna intenzione filologica – una coreografia tutta giocata tra ‘larghi' e ‘sfrenatezze' (del resto, è un artista a cui il ritmo ‘medio' poco o nulla si addice) che agisce lo spazio quasi a volerlo contestare, divisa essenzialmente in tre momenti che scandiscono un crescendo liberatorio: si passa da una brutale aggressione sotto il cupo rombare della pioggia battente a una parte irriverente e grottesca che allude alle giullarate, per culminare infine nell'incendium cupiditatum, lo scatenamento delle passioni, che avviene nella taberna (qui anche – come spesso anticamente – bordello), luogo di appagamento degli istinti primari… Due i simboli chiave di questo balletto, calati in un'atmosfera inquietantemente metafisica: un grande armadio (visto, si direbbe, con gli occhi dell'infanzia che tutto colorano di mistero) e una tavola. Il primo (in cui i corpi dei ballerini si vanno quasi a riporre come abiti frusti), luogo di memorie, di segreti di ‘scheletri' ipocritamente celati; la seconda, altare sacrificale della terrena voluptas, imbandita di corpi esibiti come cibarie tentatrici (Gola e Lussuria, essendo due vizi capitali, sono figli della medesima cova)… ‘Carmina Burana', dunque, come temerario ‘grido' del dissenziente che si pone di fronte all' ‘infrazione' senza soverchia paura e al tabù con il palese desiderio di infrangerlo sfidando consapevolmente censure e anatemi, giocando a carte scoperte la quotidiana partita contro la morte, recuperando il caos di Pan attraverso l'armonia di Orfeo, accettando la realtà senza spiritualizzarla, magari sconfinando nella ‘trivialità' e nell' ‘osceno'… Non si aspettano futuri compensi, ma si vive nell'oggi, riconoscenti a divinità dal volto pagano che non minacciano castighi e non promettono compensi oltre ciò che può dare l'immediata contingenza: non dèi, ma più familiari demoni, da cui lasciarsi possedere e invasare, come Eros, il quale, a dire di Platone, “è un demone grande”, e come tutto ciò che è demoniaco è “qualcosa di mezzo tra il dio e il mortale” ».