Umbria Film Commission, e dunque Regione Umbria, tra i banchi del Tribunale Amministrativo. Oggetto del contendere un appalto, da 87mila euro, assegnato dopo la gara per la fornitura di servizi e attività di supporto alla società Ass.For.Seo, a cui però ha fatto ricorso lo Studio Lumiere di Perugia (con sede in Corso Cavour), classificatasi, nella prima stesura dell’aggiudicazione del bando, al terzo posto nella gara.
A mancare, secondo il Tar, che ha dato ragione allo studio perugino, gli oneri per la sicurezza aziendale, non inseriti all’interno delle offerte economiche presentate dai primi due soggetti, tra cui appunto la stessa Ass.For.Seo. Allo Studio Lumiere il Tar ha non solo dato ragione, ma anche affidato l’incarico, revocando l’assegnazione della gara d’appalto ad Ass.For.Seo.
La Regione Umbria in seduta si era difesa affermando che servizi e attività di supporto da fornire alla Film Commission rientrano in attività di “natura intellettuale“. Nulla a che vedere dunque con gli oneri di sicurezza, che invece per il Tar sono da considerarsi in base ad una nuova interpretazione del Codice degli appalti.
L’Umbria Film Commission è stata riattivata nel 2015, con l’ultima legislatura di Palazzo Cesaroni. Lo stesso bilancio 2016 ha previsto di ricondurre l’attività della Film commission all’interno dell’ufficio turismo della Regione.
Una Film Commission regionale c’era già stata in Umbria, fino al 2011, con risultati tutti da discutere ancora oggi. Tant’è che alla fine sull’ente erano passati 4 anni di silenzio. Il consigliere regionale del Pd, Giacomo Leonelli, la ritirò fuori dal cilindro nel 2015, proponendo una sorta di mutante-macchina da guerra, la Fondazione di Partecipazione, alla guida del marketing territoriale, attraverso partnership con enti e privati, oltre che dell’aspetto economico e organizzativo. Si attendono risultati.
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