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Umbria e spoletino territori martoriati dalla crisi / Cgil “la via è il referendum”

E’ un quadro della situazione davvero poco roseo quello tracciato ieri dal segretario regionale Cgil Mario Bravi e dal membro della segreteria nazionale Danilo Barbi presso la camera del lavoro di Spoleto. Un luogo scelto “non a caso” – hanno ricordato entrambi – per promuovere la raccolta firme per il referendum attraverso il quale il sindacato mira a cambiare la politica economica europea. “Che – ha sottolineato Barbi – ha ripercussioni negative dirette in Italia, in Umbria e nel territorio spoletino”. Un referendum che tra luglio e agosto in Umbria ha raccolto 3mila firme, ma che entro la fine di settembre dovrebbe arrivare a quota 20mila, impresa che lo stesso Barbi ha definito complicata, “ma ci crediamo, perché è l’unico strumento che ci permette di chiamare in causa direttamente il popolo italiano, che subisce quotidianamente sulla propria pelle gli effetti devastanti di una politica economica basata sull’austerità”.

In Umbria – Effetti che in Umbria si fanno sentire ancor più che nel resto d’Italia. Sono ben 51mila i disoccupati nella regione, a cui si aggiungono 23mila cassaintegrati che hanno i pagamenti bloccati da mesi. Ma a star peggio di altri sono anche quelli che lavorano, visto che i dati indicano per l’Umbria una media salariale inferiore del 6% al dato nazionale. “La nostra regione – ha ricordato il segretario Bravi – vanta il poco appetibile primato delle vertenze collettive aperte, ben 165. A breve apriremo a livello nazionale una ‘vertenza Umbria’ che cercherà di raccogliere tutte le istanze”.

A Spoleto – Tra cui quella della ex Pozzi di Santo Chiodo, una delle aziende spoletine più duramente colpite dalla crisi oltre che da una gestione scellerata delle risorse e del capitale umano. L’auspicio è che le centinaia di lavoratori degli stabilimenti Ims e Isotta Fraschini non vadano a rimpolpare l’’esercito’ dei 3mila disoccupati nel territorio comunale. “Il nostro impegno per loro c’è sempre stato e continuerà ad esserci, magari con maggiore incisività – ha assicurato Bravi – ma se non cambierà la musica al livello nazionale e comunitario sarà sempre più complicato”. Il discorso sembra invece ormai chiuso per la Nuova Panetto & Petrelli, altra realtà produttiva storica del territorio che ha definitivamente chiuso i battenti.

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